18 giugno 2011

Estate... tempo di delitti

Che io ami smodatamente la lettura è un fatto. Che non possa privarmene in nessun periodo dell'anno è un fatto. Ma che l'estate sia il momento in cui ci si senta persino giustificati ad accantonare qualsiasi altra attività per sprofondare tra le pagine di un libro (anche elettronico) è una certezza. Le giornate dalla luce che indugia fino a tarda sera, il desiderio di inoperosità dettato dal caldo delle ore pomeridiane, il silenzio della città semivuota, la mente riposata che favorisce l'immaginazione sono sollecitazioni irresistibili; e talvolta non si aspetta altro che aver concluso le proprie quotidiane faccende per potersi scegliere l'angolo più comodo del divano, del tè freddo a portata di mano, e dimenticare il mondo reale per immergersi in quello magico della finzione.
Non c'è dubbio, poi, che le letture più adeguate per un simile clima di indolenza siano le detective stories, i "gialli", come si chiamano in italiano per via della scelta grafica delle copertine dei polizieschi pubblicati da Mondadori a partire dagli anni Trenta. Il giallo è sicuramente una delle mie forme letterarie preferite, anche se non sono attirata da tutti i suoi sottogeneri - anzi, come al solito sono abbastanza difficile da accontentare. In generale, non amo il poliziesco d'azione, né le storie che eccedono di sangue e violenza (non sono un'amante di Stieg Larsson, per esempio), né il filone anatomopatologico alla Patricia Cornwell. 
Sono invece una  fan della più classica delle narratrici del giallo, la geniale Agatha Christie, e in particolare del suo Poirot. L'immagine in alto è la copertina del romanzo d'esordio dell'investigatore belga, tradotto in italiano in Poirot a Styles Court, che è una fra le migliori di tutte le opere di Christie. La facilità con cui ci si può letteralmente perdere nelle storie della scrittrice inglese più tradotta nel mondo (anche più di Shakespeare!) è dovuta a numerosi fattori, i più importanti dei quali mi sembrano essere: la forte caratterizzazione di tutti i personaggi; la magnificenza del setting, che spesso è la campagna inglese; l'imprevedibilità del plot; l'equità del delitto, che nella maggior parte dei casi tocca famiglie aristocratiche, o comunque abbienti; un certo sentore di malinconia diffusa, che contraddistingue i personaggi meglio riusciti (forse i preferiti dell'autrice) e anche Poirot stesso (per cui lo preferisco a Miss Marple), e che è dovuto sicuramente al momento storico (la guerra mondiale) e culturale (il postmodernismo). 
Agatha Christie, naturalmente, non è l'unica donna ad essersi cimentata con la detective fiction o con le storie di omicidi; anzi, sembra che questo tipo di scrittura sia risultato particolarmente consono alla penna femminile. Ne parlerò in un prossimo post : )