25 luglio 2011

Francis Scott Fitzgerald

L'operazione americana è continuata, dopo Colazione da Tiffany, con Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald. Non certo le letture più allegre per trascorrere le giornate estive; devo cercare qualcos'altro. 
A proposito di Fitzgerald, il suo libro che ho amato di più - quanti anni sono passati da quando l'ho letto? forse sette... - è stato di sicuro This Side of Paradise, che mi fu consigliato dall'allora mio docente di Teoria della Letteratura all'università. Il professore, un curioso esemplare di gentiluomo ormai fuori posto, con il panciotto, l'orologio a cipolla, e l'anello al mignolo, che con voce modulata si rivolgeva agli studenti con il "loro", sosteneva che questo romanzo racchiudeva il vero senso della poesia. In esso si ritrovano, diceva, le sfumature di quell'azzurro goethiano che significa la lontananza, la vaghezza, la nostalgia. Non credo si sbagliasse. 


18 luglio 2011

Breakfast at Tiffany's

Sto leggendo Colazione da Tiffany di Truman Capote. Quella struggente lievità di Holly parla di lontananza, di notti estive insonni  per il miagolare arruffato dei gatti, di una tempesta di foglie ingiallite. La musica che si perde dietro una finestra aperta... Scrive Capote:
"Pranzammo a una tavola calda nel parco. Più tardi [...] corremmo cantando lungo i sentieri verso il vecchio capanno di legno per le barche, che adesso non c'è più. Le foglie galleggiavano sul lago; sulla riva, un giardiniere ne sventagliava un falò, e il fumo che si levava [...] era la sola macchia nell'aria vibrante. [...] E' l'autunno la stagione del principio, la primavera: e io sentivo tutto questo mentre sedevo con Holly sulla balaustra del portico del capannone per le barche."




9 luglio 2011

Gli occhi nelle parole

Ultimamente, ogni volta che esco di casa per andare al lavoro, a fare la spesa, o solo per una passeggiata, mi sorprendo ad osservare, talvolta anche a lungo, i particolari del contesto in cui mi trovo. E' come se la città, o la campagna fuori dal finestrino del treno o della macchina, si destrutturassero in una sequenza di immagini parcellizzate, ciascuna ricca di valore visivo e di potenziale narrativo. Ciascuna di quelle immagini è capace di ispirarmi un ulteriore insieme di figure che lentamente, magicamente, vagano nella mia mente fino a posizionarsi in una sorta di puzzle ben definito, il quale, alla fine, si trasforma nel setting di una nuova storia. Tutto ciò che osservo per strada stimola l'idea per un nuovo paragrafo di scrittura; e già mentre cammino avverto l'urgenza di prendere in mano il mio quadernino, o il mio smartphone, per prendere appunti sulle sensazioni narrative che quanto ho visto ha suscitato in me. 
Considerate le mie attitudini, non sono scene aperte o situazioni conflittuali ma sono i dettagli a risvegliare la mia attenzione. Quest'inverno è stato un vaso di lavanda secca appoggiato ad una porta blu, in Provenza; qualche settimana fa, sotto un cielo gonfio di nubi nere e pronto al temporale, è stato il fischiettare di un uomo, che nel silenzio della città domenicale quasi deserta di un mattino presto intonava La vie en rose; in un tramonto di tarda primavera, è stato l'ondeggiare di un nugolo di gerani rossi appesi ad un balcone; un giorno, in classe, è stato il profumo di bucato fresco che esalava dal maglione di uno dei miei allievi; sabato scorso, lungo una strada che attraversava un tripudio di campi di granturco e di vigne degradanti dalle colline, è stato un roseto selvatico abbarbicato al principiare dei filari; l'altra sera è stato il luccicare improvviso di un gioiello al braccio di una passante; stamattina la vista di un'elaborata bordura di pizzo bianchissimo sul copritavolo di una vetrina d'antiquario. 
Mi accorgo che questa inclinazione ad osservare e ad indugiare sulle immagini non è una qualità innata, ma è il dono che ci regala la lettura. L'abitudine a soffermarsi sulle parole scritte ha l'effetto di rallentare le nostre percezioni al punto tale da permetterci di guardare dentro il mondo che viene rappresentato; e poi questa propensione si sposta alla vita quotidiana, cosicché impariamo a contemplare anche gli oggetti e i paesaggi consueti, cogliendone la profonda bellezza e inquadrandoli in fotografie dotate di una forza quasi letteraria. 
Questo è il maggiore insegnamento della lettura - e rischia di farci diventare degli artisti.


8 luglio 2011

Shakespeare, Sonnet LV

In giornate un po' difficili, è magnifico pensare che esiste la poesia, la più grande consolazione dell'uomo.


Not marble, nor the gilded monuments
Of princes, shall outlive this powerful rhyme;
But you shall shine more bright in these contents
Than unswept stone besmear'd with sluttish time.
When wasteful war shall statues overturn,
And broils root out the work of masonry,
Nor Mars his sword, nor war's quick fire shall burn
The living record of your memory.
'Gainst death and all-oblivious enmity
Shall you pace forth; your praise shall still find room
Even in the eyes of all posterity
That wear this world out to the ending doom.
So, till the judgment that yourself arise,
You live in this, and dwell in lovers' eyes.