Se durante questi giorni di festa così freddi e piovosi
riuscite a liberarvi un buon pomeriggio accoccolati su un divano ad aspettare
la sera, passatelo con Lady Susan. Il
libricino, che Newton&Compton ha messo a disposizione a 0,99€ in tutte le
librerie e anche nei supermercati, è una delle prime e (in Italia) meno conosciute
opere di Jane Austen. È un romanzo breve scritto nello stile epistolare tanto
di moda alla fine del Settecento (fu composto tra il 1793 e il 1794), e pur
nella perfezione e brillantezza stilistiche che contraddistinguono tutta l’opera
di Austen, dimostra dei tratti che lo differenziano sostanzialmente, per
esempio, dai sei romanzi canonici. L’eroina eponima è infatti una donna che
difficilmente si penserebbe protagonista di Pride
and Prejudice o Emma: Lady Susan
è una creatura frivola ma calcolatrice, che rimasta vedova da poche settimane e
priva di grandi sostanze armeggia per accaparrarsi un nuovo marito estremamente
ricco (e per trovarne uno altrettanto benestante per la giovanissima figlia).
La struttura epistolare – che nella forma e per certi contenuti ricorda tanto Le relazioni pericolose di Choderlos de
Laclos (1782) – innesca un meccanismo di relativismo della verità che Austen sa
gestire con estrema sapienza (all’epoca non aveva nemmeno vent’anni): leggendo
le lettere di Susan, della sua amica Alicia Johnson, e dei membri della
famiglia De Courcy (è sul rampollo Reginald che la rapace vedova ha messo gli
occhi), entriamo in una raffinatissima rete di interrelazioni che sulle prime
ci confondono. Il carattere di Lady Susan si rivela nella sua virulenza solo
dopo qualche pagina, poiché dapprincipio, grazie alle parole malinconiche che
ella riserva al ricordo del marito, alla figlia, agli amici, al proprio stato
di solitudine, ci sentiamo quasi di compatirla “ascoltando” i crudeli
pettegolezzi che girano sul suo conto. Il progresso della storia si intesse sulla
trama della menzogna che costantemente muta in verità e viceversa; ogni lettera
ci pone di fronte ad una versione diversa da quella precedente, e di volta in
volta Austen gioca con la nostra credulità per disvelarci piano piano, nel
climax del dramma sociale, la realtà delle cose (e infatti le ultime battute
del libro sono composte non in forma di epistola, ma di narrazione onnisciente,
quasi come se l’autrice volesse intervenire a rassicurare un lettore confuso…).
La costruzione della storia, che nella sua proposta di svariate prospettive di
verità sembra quasi precorrere la grande letteratura del Novecento, è
sicuramente l’aspetto più fenomenale di Lady
Susan. Ma anche il ritratto di questa donna, così “diversa” dalle altre
eroine austeniane, rimane indimenticabile nella mente dei lettori. In Becoming Jane Austen, la biografia
romanzata della scrittrice pubblicata da Jon Spence nel 2003 (da cui fu poi
tratto l’omonimo film con Anne Hathaway e James McAvoy), la composizione di Lady Susan è ritenuta ispirata dai
rapporti che all’epoca il fratello di Jane, Henry Austen, coltivava con la
cugina Eliza de Feuillide (vedova di un conte francese ghigliottinato a
Parigi). Benché le condizioni economiche di Susan non coincidano con quelle di
Eliza – che era ricchissima e poteva permettersi di “comprare” lo spiantato e
affascinante sposo tanto ambito –, Spence sostiene che Jane fosse quasi
impaurita dalla personalità vivace e scaltra della cugina, e che riversasse nel
suo personaggio tanta parte della sua diffidenza nei confronti dell’ospite. Potremmo
forse leggere nelle parole di Catherine De Courcy (la sorella di Reginald) la
preoccupazione che la scrittrice nutriva nei confronti delle sorti di Henry: “Sono
davvero in apprensione per Reginald […] perché constato con quanta rapidità l’influenza
di Lady Susan si accresca. […] Lady Susan è riuscita, con la sottile arte della
seduzione, a plagiarlo completamente. […] In tutta sincerità vorrei che ella
non avesse mai messo piede in questa casa!”
Alla fine, la protagonista non riesce a sposare Reginald,
sebbene ottenga comunque la sua ricompensa; Eliza invece divenne la moglie di
Henry, perché come dice la stessa Lady Susan: “Non ho mai ancora visto che il
consiglio di una sorella dissuadesse un giovane dall’innamorarsi, se lui lo
vuole”.