29 settembre 2016

Sui passi di Elizabeth Gaskell

La targa appesa sul muro esterno
della casa di Chelsea in cui
Elizabeth Gaskell venne alla luce
il 29 settembre 1810
Duecentosei anni fa, in una casa di Chelsea, a Londra, veniva alla luce una bambina che avrebbe un giorno occupato un posto di tutto rilievo nella scena letteraria: Elizabeth Gaskell. Oggi possiamo festeggiare questa ricorrenza con l’esordio di un libro che è la biografia in italiano della scrittrice, Sui passi di Elizabeth Gaskell, pubblicato proprio in questi giorni dalla casa editrice Jo March (già “responsabile” di aver fatto conoscere l’autrice al grande pubblico, grazie alle prime edizioni italiane dei romanzi Nord e Sud, Gli innamorati di Sylvia e Mogli e figlie).
Sui passi di Elizabeth Gaskell è un intreccio di scritture: vi si narrano la vita personale e la carriera della scrittrice, ma è insieme anche il resoconto di una serie di viaggi in Europa, compiuti nell’arco di oltre due anni (2014-2016), alla ricerca dei luoghi più significativi dell’esistenza di Gaskell – significativi perché sono stati le sue case, oppure i paesaggi in cui ha trascorso le sue vacanze, incontrando spesso altri protagonisti del suo tempo (Charlotte Brontë, su tutti), e in generale i luoghi da cui ha preso ispirazione per i suoi libri.
In questa biografia, che è anche un po’ un diario di viaggio, compaiono numerose traduzioni inedite in italiano di brani dalle lettere di Elizabeth Gaskell; queste ci permettono di “sbirciare” un po’ nei suoi pensieri, nelle sue emozioni e nel costante e indefesso lavorio della sua mente, che le ha consentito di dare vita ai personaggi che abbiamo imparato ad amare.
C’è infine un altro genere di “racconto” presente in questo libro: il racconto visuale, offerto dalle fotografie originali dei luoghi gaskelliani che sono state raccolte nel corso del viaggio. Tra salotti e brughiere, tra onde del mare e tavoli da scrittura, tra panorami urbani e le scene fugaci di un grand tour, possiamo guardare dentro la vita di questa straordinaria narratrice, riuscendo forse a comprendere un po’ più in profondità la sua necessità di diventare un’artista, e di non smettere mai di creare nuove storie.

Sui passi di Elizabeth Gaskell
di Mara Barbuni
Città di Castello, Jo March 2016
Collana: Christopher Columbus
ISBN: 9788894142822
€ 15,00

2 settembre 2016

Il turismo inglese nella Svizzera dell'Ottocento

Non c'è lettura più estiva di un giallo o di un libro di viaggio. Nel corso dell'agosto appena concluso mi sono rituffata (come da tradizione) in qualche romanzo di Agatha Christie, ma soprattutto in un libro affascinantissimo, scritto da un autore inglese residente a Berna, intitolato Slow Train to Switzerland
In quest'opera Diccon Bewes racconta il proprio viaggio in treno su e giù per la Svizzera, seguendo lo stesso percorso compiuto da un gruppo di turisti inglesi nel 1863. Il libro, dunque, non è solo una guida di viaggio, che ci porta a conoscere i luoghi più affascinanti di questo stranissimo paese, descrivendone gli angoli più belli e più incredibili e raccontandoci la sua storia e le sue bizzarre tradizioni, ma è anche un interessante saggio sul fenomeno del turismo in età vittoriana. 
L'autore organizza il proprio giro della Svizzera seguendo passo dopo passo il diario di viaggio di Miss Jemima Morrell, brava disegnatrice, che nel 1863, quale membro del Junior United Alpine Club, partì per una vacanza di gruppo pianificata da Thomas Cook, il più celebre "agente di viaggio" del diciannovesimo secolo - l'uomo che cambiò le forme (e le conseguenze) del turismo in Europa. Il viaggio di quei coraggiosissimi, instancabili turisti durò tre settimane e toccò le città più amate e le vette più impervie della Svizzera: Ginevra, il Monte Bianco, Sion, Interlaken, le cascate Staubbach, il ghiacciaio di Grindelwald, il Monte Rigi, Lucerna. Il tutto con uno zaino sulle spalle, e - nel caso delle signore - con metri e metri di stoffa di abiti addosso: si trattava pur sempre di ladies vittoriane. Il Junior United Alpine Club percorse infiniti chilometri, in treno, a piedi o a dorso di un asinello, senza mai lasciarsi spaventare dalle salite, dai sentieri rocciosi, dal freddo o dalla mancanza di sonno. 
La prima pagina del diario di Miss
Jemima, corredato da illustrazioni
di sua mano e da cartoline acquistate
nei luoghi del suo passaggio.
Il libro è avvincente soprattutto quando racconta la storia delle ferrovie svizzere, che qui sono giustamente una specie di mito della modernità, e delle loro tratte più avveniristiche, come quella che porta in cima alla Jungfrau (la stazione più alta d'Europa, a 3454 metri). Curiosissimi poi i resoconti dei "consigli di viaggio" della guida Murray (quella seguita da Miss Jemima), che raccomandava di tenere nello zaino «3 o 4 camicie, calze, pantofole, soprabito di alpaca, un gilè leggero, l'occorrente per cambiarsi, etc. - il tutto senza eccedere le 12 o 14 libbre». Il resto del bagaglio veniva spedito, sotto forma di bauli, verso gli alberghi che i viaggiatori avrebbero di volta in volta raggiunto dopo tre o quattro giorni di cammino. 
Gli anglo-americani fecero della Svizzera una sorta di "parco dei divertimenti" e vi accorsero in massa, dando una spinta impressionante all'economia del paese, nel quale iniziarono a sorgere a una velocità incredibile hotel, negozi, punti di ristoro, e, appunto, linee ferroviarie. La lista degli scrittori e degli artisti di lingua inglese che fecero tappa qui nel diciottesimo e diciannovesimo secolo, infatti, sembra non finire mai: solo per fare qualche nome, Mary Wollstonecraft, gli Shelley, Byron, Turner, Dickens, Twain, Gaskell, James, Ruskin, G. Eliot, Christina Rossetti, Pater, Hardy, Browning, Conrad. 
Quando sono arrivata in Svizzera e ho cominciato a girare un po', mi è subito sembrato di respirare una sorta di "aria inglese"... grazie a questo libro ho capito perché.