24 marzo 2019

Le sorelle Mitford. Una biografia

Qualche giorno fa è stata la giornata mondiale della poesia e io ne ho approfittato per appendere alla bacheca della scuola qualche verso di Wordsworth. Naturalmente ho scelto la poesia dedicata ai narcisi, perché non c’è niente di più speranzoso e confortevole del giallo acceso delle loro teste aperte in canto, “fluttering and dancing in the breeze”. 
La lettura di queste ultime settimane, invece, è stata una lunga opera biografica: Le sorelle Mitford. Biografia di una famiglia straordinaria di Mary S. Lovell, pubblicata in italiano da Neri Pozza con la traduzione di M. Togliani. Delle celebri sorelle Mitford sentivo parlare, più o meno direttamente, da diverso tempo, e più precisamente da quando ho comprato, in una libreria di paese che ormai ha tristemente chiuso le sue porte, L’amore in un clima freddo (Adelphi) di Nancy Mitford, la primogenita. Quella lettura – che devo riprendere in mano, alla luce di quest’ultima biografia – mi indirizzò al mondo dei “Bright Young Things” e a Vile Bodies di Evelyn Waugh (grande amico di Nancy e autore di Ritorno a Brideshead) e di recente, grazie ai gialli di Jessica Fellowes, ne ho riscoperto il fascino, decidendo infine di gettarmi a capofitto nelle oltre seicento pagine dell’opera di Lovell. 
Questa biografia ha tanti pregi. Il primo è quello della scrittura: chiara, precisa, si snoda sciolta tra i capitoli senza inutili orpelli, elencando un fatto dopo l’altro, evitando di assumere posizioni e mantenendosi, pur nella sua attenzione alla realtà storica, al di là di qualsiasi giudizio. Un secondo pregio, superfluo dirlo, è il contenuto. Queste sei sorelle – Nancy, Pam, Diana, Unity, Decca, Debo – sono state un monstrum, un fenomeno inimmaginabile, che nel bene e nel male ci mostrano un volto dell’Inghilterra al quale è sgradevole prestare attenzione e che tuttavia è necessario prendere in considerazione senza remore, se si vogliono capire tante sfaccettature del coinvolgimento britannico nella seconda guerra mondiale. Altra qualità di questo libro è il ritmo, serrato, teso, libero da citazioni troppo lunghe, il ritmo di una lunga cavalcata nella storia che non annoia mai (come accade purtroppo a tante biografie) e ci travolge con la sua ondata di fatti. 
La famiglia Mitford nel 1928 (Wikipedia)
Le vicende delle sei sorelle si intrecciano fra le pagine: nessuna di loro resta nell’ombra. La straordinarietà di ciascuna è sorprendente, ci lascia increduli, perché ognuna delle loro vite ha lasciato un’impronta nell’identità del paese, attraverso colpi di scena degni di un romanzo, opere letterarie di grande pregio o ragnatele di contatti e di amicizie che hanno investito l’intero Novecento dei libri di storia. 
Nancy è stata una scrittrice di successo. Pam una castellana di grande spirito e sagacia. Diana, icona di bellezza per tutta la sua vita, sposò il leader del movimento fascista britannico, Oswald Mosley, e divenne amica di Hitler. Del dittatore austriaco, che adorava incondizionatamente, Unity fu quasi una protetta. La sorella minore, Decca, fu una militante comunista, fuggì in America con il suo grande amore e lottò per i diritti umani fino alla fine, inimicandosi gli altri membri della sua famiglia. Debo divenne per matrimonio Duchessa di Devonshire e signora di Chatsworth House – forse la più bella dimora storica della Gran Bretagna – e insieme al marito, ma anche dopo la morte di lui, la riportò letteralmente alla luce, restituendole il fascino indescrivibile e la forza di sopravvivenza economica che conserva ancora oggi. 
Le sorelle Mitford è un libro ammaliante, un appassionante tuffo nella storia che merita di essere conosciuto: dietro la patina luminosa dello humour, dei party scintillanti, dell’educazione impartita in casa e della serena spregiudicatezza dell’aristocrazia inglese degli anni Venti e Trenta vi si ritrovano oscuri abissi di pensiero e di conflitto, nei quali è sempre doveroso sprofondare per tentare di comprendere le potenzialità, benevole e insieme malvagie, dell’animo umano.

3 marzo 2019

Miscellanea d'inverno

Gennaio e febbraio, a scuola, sono sempre mesi intensi e anche se si riesce comunque a leggere (sull'autobus, nell'attesa di una riunione, dopo cena) è poco il tempo per ripensare alle parole che si sono assorbite dalle pagine e alle sensazioni che hanno suscitato. Prima di scrivere questo post ho dovuto stilare un elenco dei libri che si sono avvicendati nel mio e-reader nelle ultime settimane e lo riporto qui, a memoria di un periodo concitato durante il quale, purtroppo, non ho potuto soffermarmi con la giusta lentezza sulle mie esperienze di lettura. 
Ho letto, di Domenico Seminerio, Il manoscritto di Shakespeare, edito da Sellerio. Si tratta di un librino piacevole, infarcito di espressioni in siciliano, che narra di un anziano ossessionato dall'identità del Bardo, che sostiene di avere prove tangibili della sua provenienza sicula. La leggenda è nota - se ne è occupato anche un certo giornalismo - ma in questo libro è un pretesto simpatico per raccontare una storia mediamente avvincente e certamente ben caratterizzata. Subito dopo, per tornare a respirare l'aria buona della verità storica, mi sono immersa nella monumentale e bellissima biografia di William Shakespeare scritta da Peter Ackroyd (Shakespeare. Una biografia, Neri Pozza, trad. it. di C. Gabutti), che racconta di un drammaturgo concreto e passionale, umanissimo e pieno di talento; mi hanno affascinata in particolare i primi capitoli, che presentano il giovane William nel rapporto strettissimo e ricco di suggestioni con Stratford-upon-Avon, e le argomentazioni dell'autore in merito alla delicata relazione del poeta con suo padre. 
Oltre a cinque romanzi di Agatha Christie, che tengono piacevolmente compagnia quando si è troppo stanchi di pensare (e la scuola è una fucina di pensieri...), ho letto Il catalogo delle donne valorose di Serena Dandini: una raccolta di profili più o meno lunghi di donne che hanno attraversato la Storia lasciando la loro impronta per la posterità. 
Ho ri-cominciato in questi giorni il secondo capitolo della saga dei Delitti Mitford di Jessica Fellowes (del primo volume ho scritto qui), Morte di un giovane di belle speranze (Neri Pozza), ma prima mi sono dedicata a due letture dedicate proprio ai libri, un saggio e un diario. Il saggio è Vendere l'anima di Romano Montroni (Laterza), che scrive, anche piuttosto tecnicamente, del necessario e difficile mestiere di gestire una libreria; il diario è quello di Shaun Bythell, edito da Einaudi con il titolo Una vita da libraio - il racconto di un anno di vita della libreria The Bookshop di Wigtown, in Scozia, dove si avvicendano clienti bizzarri, letture strabilianti, inconvenienti tecnici, commessi fuori di testa e le gioie e le paure di un venditore di libri usati. 
I libri che ho appena nominato sono state benvenute parentesi di libertà tra le letture che sempre, obbligatoriamente, accompagnano la vita quotidiana di un'insegnante (per sorridere un po' sull'argomento mi sono letta anche Perle ai porci del fantomatico Gianmarco Perboni): in preparazione di una lezione particolare, però, mi sono goduta l'opportunità di riprendere qualche saggio di Virginia Woolf (ho usato l'edizione del Saggiatore Voltando pagina, a cura di Liliana Rampello): come sempre, una bellezza infinita.