20 novembre 2017

Elizabeth the Queen: the Woman Behind the Throne

È il settantesimo anniversario di matrimonio della Regina Elizabeth II con il Duca di Edimburgo, una coppia che ha attraversato le onde tempestose del tempo, e tra glorie e cadute - personali, sociali, familiari - ha resistito con forza fino a oggi. Dedico allora questo post a una lettura di qualche settimana fa, Elizabeth the Queen: the Woman Behind the Throne di Sally Bedell Smith (Penguin 2012), una corposa, studiata e ben costruita biografia della donna che ha superato una guerra mondiale e una guerra fredda, il rischio di una guerra civile e la paura del fallimento della monarchia, e nei cui occhi si legge lo scorrere della Storia. 
Elizabeth, la più longeva sovrana d'Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda del Nord, oltre a quindici altri regni e quattordici territori in tutto il mondo, è presentata in questo libro nella maestà del suo ruolo istituzionale (fatto di tante luci e di ombre proiettate sulla vita privata) e nel suo aspetto personale, che rivela inaspettate espressioni di joie de vivre, piccole manie alimentari, lacrime sincere e fortissime risate. Grazie alle quasi settecento pagine di questo volume, si scopre che Elizabeth tiene un diario quotidiano, che non sarà reso pubblico durante la sua vita; che ama sopra ogni altra cosa le corse dei cavalli; che non ha il passaporto, né la patente, ma naturalmente può viaggiare e guidare (cosa che le piace moltissimo); che non può votare né convertirsi; e che non ha mai rilasciato un'intervista nel corso del suo regno. Le sezioni dedicate alla famiglia di origine di Elizabeth, e soprattutto all'amatissimo padre, "Bertie" (re Giorgio VI), sono intense e delicate insieme; e in generale lo sguardo sull'infanzia di "Lilibet" si addolcisce nel contemplare una bambina con i capelli ricci e tanta voglia di imparare, impegnata a studiare da sola con un istitutore di Eton. Divenne presto una ragazzina compita, intelligente, ordinata e votata al senso del dovere - il primo motore della sua esistenza. Durante la guerra prestò servizio come volontaria e la notte della vittoria (l'8 maggio 1945) si mescolò al popolo festante sparso per le strade di Londra. Un'ampia porzione della biografia è poi naturalmente dedicata al matrimonio con Philip, da cui Elizabeth si sentì attratta fin dal primo giorno e che, sacrificando la maggior parte delle proprie ambizioni personali e della propria identità, le rimase accanto in ogni momento critico della sua vita - in particolare nel giorno in cui appresero la notizia della morte di re Giorgio e la conseguente ascesa di Elizabeth al trono.
La Regina Elizabeth II in una foto di Annie Leibovitz
Il libro abbonda di interessantissimi dettagli, riferiti alla storia della monarchia, alla visualizzazione dei simboli della Corona, al lavoro quotidiano della regina, ai suoi abiti, ai suoi viaggi, alle sue spese, alle dimore reali, fino alla genesi dei suoi ritratti ufficiali. Di grande interesse la trattazione del complesso rapporto di Elizabeth con il Commonwealth, con la politica estera, con i suoi primi ministri (il primo dei quali fu Winston Churchill) e le sue delicate relazioni familiari: con la madre, con la sorella (della quale decise il destino), con i figli.
Elizabeth the Queen è un libro ricco: offrendo fatti, citazioni, un ampio corredo di note esplicative e riproduzioni di fotografie originali, è denso di storie, personaggi, istantanee di una Storia comune e di memorie private, che restano sempre rispettose e accurate, votate a celebrare la forza della personalità di una donna che ha accettato un ruolo totalizzante, impostole dal Caso (come accadde, prima di lei, a suo padre, diventato re dopo l'abdicazione del fratello). Tra le citazioni più suggestive, le parole di Philip, riferite alla propria parte di principe consorte: «There was no choice. It just happened. You have to make compromises. That's life. I accepted it. I tried to make the best of it» e quelle della stessa Elizabeth, pronunciate a Westminster, di fronte alle Camere riunite, nell'anno del Giubileo: «Change has become a constant. Managing it has become an expanding discipline. The way we embrace it defines our future». 

12 novembre 2017

Londra - con gli occhi di Virginia Woolf

Ho concluso la lettura di Londra, una raccolta di saggi di Virginia Woolf, con traduzioni e a cura di M. Fortunato (Bompiani 2017), tutti dedicati alla multiforme bellezza della capitale. Ho letto questo libro a pezzettini, godendomi le miniature così come le vedute panoramiche, le ampie boccate d’aria dei prati cittadini così come le delicate essenze di un salotto che chiude fuori il freddo. I testi raccolti sono articoli, saggi, pagine di diario, ricordi personali che intessono un patchwork ricco e armonico, impreziosito dalla proposta di suggestive mappe della città, che invitano, come ogni volta, a pensare di partire; e l’eleganza e la perfezione della scrittura sono persino esaltanti. 
La prima passeggiata di parole, Per le strade di Londra, si presenta subito come un piccolo capolavoro: il curatore la definisce «un’esperienza primaria di apertura al mondo, […] una ricognizione nella storia del Sé collettivo; […] un affondo nel proprio Io prima dell’Io». Woolf afferma che l’ora migliore per intraprendere questa camminata è verso sera, possibilmente d’inverno, grazie all’aria particolarmente limpida e al buio che scende presto, consentendoci di non essere più noi stessi, mescolandoci alla folla e godendoci le «isole di una luce pallida» accese dai lampioni e le distese d’erba «dove la notte si raccoglie con naturalezza per dormire», ascoltando il frusciare dei rami, il grido di una civetta e il lontano fischiare di un treno. La scrittrice celebra poi le librerie dell’usato, dove possiamo «gettare l’ancora tra le agitate correnti dell’essere» e ritrovare il nostro equilibrio; infine la riflessione ritorna verso casa, dove l’Io ritrova la propria sicurezza grazie alla disposizione degli oggetti nell’ambiente domestico che è rimasta placida e identica, nel corso della nostra scorribanda metropolitana. 
46, Gordon Square
Fra gli scritti più evocativi c’è Vecchio Bloomsbury, in cui Woolf ricorda la casa della giovinezza e poi la genesi di quello che sarebbe diventato il cuore pulsante della modernità occidentale: il circolo di intellettuali e artisti di cui fece parte in prima persona insieme a Vanessa, al futuro marito Leonard, a Duncan Grant, a Roger Fry, a Clive Bell, e a decine e decine di irripetibili ingegni. Il ricordo di una sera di gioventù si coagula intorno a un abito di raso bianco sul pavimento, «nell’aria un vago odore di guanti di capretto. La collana di perle coltivate giaceva sulla toeletta, confusa in mezzo alle forcine» e la dimora degli Stephen ci viene presentata come «un confuso groviglio di emozioni. […] Avevamo permeato l’intero, vasto edificio della storia della nostra famiglia». La penna si sposta poi al numero 46 di Gordon Square – un indirizzo ormai epico per noi lettori – che «nell’ottobre del 1904 era il posto più bello, eccitante e romantico del mondo» e ci descrive i cambiamenti dell’arredamento che si succedettero nel corso degli anni, nonché le avventure dei fratelli e delle loro rivoluzionarie serate tra intellettuali: «C’era sempre qualche nuova idea in cantiere; sempre qualche nuovo quadro da guardare, appoggiato su una sedia, o qualche nuovo poeta ripescato nell’oscurità e messo in piena luce». Quasi eterei sono i ritratti di E.M. Forster e degli altri ospiti di Bloomsbury, nella ricostruzione di un’atmosfera di densità artistica e letteraria che non può che travolgerci di fascino e di nostalgia. 
Di grande forza evocativa, e di grande interesse per me in particolare, Le case degli uomini illustri, in cui Woolf descrive la casa dello scrittore Carlyle e della moglie al numero 5 di Cheyne Row e quella di Keats a Hampstead (dove è «sempre primavera»): «Rami ondeggianti gettano ombre qui e là sui muri bianchi e lisci della casa. Qui […] un usignolo cantò. […] La voce della casa è la voce delle foglie che stormiscono al vento; dei rami che si agitano in giardino. Solo una presenza – quella dello stesso Keats – abita qui. […] Qui sedeva accanto alla finestra e ascoltava senza muoversi, guardava senza trasalire e girava le pagine senza fretta, anche se il suo tempo era così breve».
Londra è una pubblicazione bellissima, da tenere sempre accanto a sé sul comodino, per allontanarsi un po’ dal grigiore quotidiano e sprofondare in un mondo di eccezionale bellezza, fatta di topografia, ma anche e soprattutto delle parole di una scrittrice che non potremo mai smettere di leggere con rinnovato stupore e commossa ammirazione. 

Un articolo dedicato al libro pubblicato su Repubblica la scorsa estate: http://www.repubblica.it/venerdi/articoli/2017/06/15/news/guida_londra_virginia_woolf-168161983/

9 novembre 2017

Neve, strenne e storie di Natale

Cari lettori, tanto tempo è passato dall’ultimo post, perché tante cose sono cambiate… ho cambiato casa e (ri)cominciato un mestiere e in questi primi mesi del nuovo lavoro gli impegni sono davvero tanti! 
Nel frattempo, però, non ho mai smesso di dedicarmi ai libri e oggi sono molto felice di potervi presentare il risultato di quasi un intero anno di lavoro… Qui, fuori dalla mia finestra, il vento freddo ha già spiccato le foglie dorate dei giorni scorsi; l’altro ieri è nevicato e tra una poltrona coperta da un plaid, il profumo delle caldarroste in strada e una cioccolata calda tra le mani sto sfogliando un volumetto nuovo di zecca: una raccolta di racconti di Natale pubblicata da edizioni Croce, dal titolo Neve, strenne e storie di Natale


In questa raccolta, che ho curato e di cui ho scritto l’Introduzione (oltre alla traduzione di alcuni dei racconti) compaiono delle vere e proprie gemme di narrativa natalizia, alcune delle quali inedite in italiano e scovate dopo lunghissime ricerche fra gli archivi… Ecco il sommario: 

- Thurlow e il racconto di Natale (John K. Bangs) 
- Pat Hobby e il suo desiderio di Natale (F. S. Fitzgerald) 
- L’ideale infranto (Maria Messina) 
- Jesusa (Emilia Pardo Bazán) 
- Tilly (Louisa May Alcott) 
- Neanche per idea (Anthony Trollope) 
- College Santa Claus (Ralph Henry Barbour) 
- Il mio primo Natale felice (Mary Elizabeth Braddon) 
- Il sarto di Gloucester (Beatrix Potter) 
- Discesa dalle nuvole (Grazia Deledda) 
Chiude il volume una… gustossima appendice! 

Per scrivere la mia Introduzione, Sotto lo stesso albero. Racconti natalizi fra tradizione popolare, idealità e iconografia, mi sono immersa in un mondo caldo e sfavillante, ma anche profumato di cibo e tradizione, scoprendo aneddoti e storie che non conoscevo, e che spero contribuiranno a rendere il prossimo Natale ancora più speciale. In questo libro troverete racconti di famiglie, di ragazzi, di giochi nella neve, di amicizia, di feste più o meno riuscite, di carità, di ricordi e di nostalgia. La bellezza di queste pagine - che, se lo vorrete, potranno incamminarsi con voi verso il Natale oppure farvi compagnia durante le feste, nella quiete di un salotto illuminato da un camino acceso e nell’eco delle carole - è incorniciata da un’opera grafica deliziosa, che richiama tutto ciò che si narra al suo interno, e con una quarta di copertina che si trasforma, nella magia di un attimo, in un biglietto d’auguri colmo di sorrisi.

SCHEDA DEL LIBRO

Titolo: Neve, strenne e storie di Natale
Autori vari
A cura di Mara Barbuni
Traduzioni di S. Asaro, M. Barbuni, V. Visaggio
Edizioni Croce, Roma 2017
Prezzo: 16€
Uscita in libreria: 30 novembre 2017