10 agosto 2016

Una settimana, tre libri

Negli ultimi giorni, con la complicità di un fine settimana tranquillo trascorso in terrazza e le serate freddine, ho letto tre libri. Ho iniziato con Il tempo dell’attesa, il secondo atto della “Saga dei Cazalet” di Elizabeth Jane Howard (Fazi Editore). Benché la scrittura sia sempre eccellente, devo dire che questo secondo capitolo non mi è sembrato all’altezza del precedente, che mi aveva affascinato molto di più: forse, in questo caso, le dinamiche familiari già note e la minore rilevanza negli scambi fra i personaggi hanno pesato un po’ sull’evoluzione della scrittura. Narrativamente parlando, la figura di Louise impegnata a calcare le scene – episodi a quanto pare autobiografici – mi è parsa meno interessante, mentre si è confermato nella sua profondità e complessità il personaggio di Clary, la ragazzina in attesa del padre disperso durante la ritirata di Dunkirk. 
Sempre restando in tema di seconda guerra mondiale, vale davvero la pena di dedicare un’ora o due al racconto di Katherine Kressman Taylor Destinatario sconosciuto (Rizzoli). Questo breve scritto, che risale al 1938 ma è diventato famoso solo nel 1999 (in traduzione francese), riporta la corrispondenza epistolare tra due amici di lunga data comproprietari di una galleria d’arte di San Francisco: il primo, ebreo, vive in America; il secondo è rimasto a Monaco e si dimostra sempre più accecato dalle follie megalomani di Hitler. Lo sviluppo del rapporto tra i due è a un tempo travolgente e agghiacciante, fino al lapidario colpo di scena finale. 
Hotel du Lac (Neri Pozza) è il romanzo di Anita Brookner premiato con il Booker Prize nel 1984. È la storia della scrittrice Edith Hope, che a seguito di uno scandalo viene invitata dagli amici ad autoesiliarsi in un hotel sul Lago di Ginevra. Il racconto degli incontri di Edith ricorda l’ironia di Elizabeth von Arnim, mentre il processo di autoanalisi compiuto dalla protagonista potrebbe far pensare alla scrittura di Edith Wharton. Sottile e significativo è il ritratto che la donna dà di se stessa: «parecchi hanno rilevato la mia rassomiglianza fisica con Virginia Woolf; possiedo una casa, pago le tasse, sono una buona cuoca e consegno i miei dattiloscritti molto prima della scadenza; firmo tutto quello che mi viene sottoposto, non telefono mai al mio editore e non mi vanto affatto del mio particolare modo di scrivere, anche se mi rendo conto che vende piuttosto bene» (trad. it. di Marco Papi).