25 giugno 2016

Love & Friendship al cinema

Questa settimana ho potuto vedere al cinema Love & Friendship, un film diretto da Whit Stillman e tratto dal romanzo epistolare giovanile di Jane Austen Lady Susan (di cui ho scritto qui). Nella minuscola sala della mia piccola città ho trascorso l'ora e mezza del film in piacevole compagnia di altri due spettatori (una splendida coppia sulla settantina abbondante) che come me sembrano aver apprezzato l'esperienza di vedere un film in inglese con i doppi sottotitoli, in francese e tedesco (dopotutto siamo in Svizzera!) 
Il film, oltretutto, è davvero molto ben fatto. In primo luogo rispetta lo spirito epistolare della storia scritta da Austen, perché i minuti sono divorati dai dialoghi e dai lunghissimi monologhi che riproducono, talvolta testualmente, le lettere del libro. Il regista manifesta le proprie scelte stilistiche sin dall’inizio, quando i luoghi e i personaggi sono presentati allo spettatore con scene statiche, a tutto schermo, un po’ scurite sui margini (con effetto «vignettato»), che ricordano subito delle miniature settecentesche. 
Il film è decisamente «miniaturale» e decisamente settecentesco. Oltre che dalla tendenza alla fissità delle immagini e da musiche che conservano certe risonanze shakespeariane è infatti contraddistinto dall’ironia. Anzi, direi che l’ironia lo pervade, riuscendo a restituirci la natura dissacrante e sarcastica della scrittura di Jane Austen. Tom Bennett, in particolare, regala al personaggio di Sir James Martin una comicità che ha strappato qualche sonora risata sia a me che ai miei due compagni di «visione» e i siparietti tra Lady e Lord De Courcy (interpretato da James Fleet, già John Dashwood in Sense and Sensibility del 1995) sono spassosissimi. Confermano l’identità settecentesca della storia le scelte dei costumi (gli abiti delle signore sono precedenti a quello stile Impero al quale siamo stati abituati a vederli finora), tra cui spiccano due notevoli esemplari in tessuto a righe, e il ritratto di un Sensibility man («uomo della Sensibilità»), rappresentato dagli occhi lucidi di lacrime di Reginald de Courcy. 
Le scenografie sono suggestive, molto attente a mostrare soggiorni, ingressi, stanze da letto, salottini privati che abbondano di oggetti come libri, candele, ritratti. Un aspetto specifico dell’uso della cinepresa ad avermi affascinata è, in particolare, la presenza ricorrente di «soglie»: porte, finestre e cancelli ritornano continuamente. Un paio di scene esterne, che sono volutamente limitate dalle «soglie» o «confini» del parco di Churchill, sono evidenti citazioni da Sense and Sensibility del 1995; le scene interne, invece, sono spesso rappresentate, in modo molto intelligente e originale, in secondo piano rispetto alla cornice offerta da una porta socchiusa. Questa scelta stilistica mi ha da una parte ricordato che le «cornici» (di natura sociale, economica, culturale e persino biografica) di un testo non devono mai essere trascurate, e dall’altra costruisce un efficacissimo senso di eavesdropping (la parola inglese per «origliare»), che sottolinea la portata trasgressiva della storia rappresentata, fedele all'originale. 
Come scrive Diego Saglia (Leggere Austen, Carocci 2016, pp. 97-99), infatti, «[Lady Susan] è la controparte femminile del personaggio di Lovelace [...] [sulla quale] Austen ci impedisce di formulare un giudizio netto. […] l’autrice ci porta a preferire la voce franca, diretta e spregiudicata della protagonista e la sua visione egoista e corrotta del mondo. […] [Lady Susan] non si pente delle sue macchinazioni, né si ravvede e si vota alla virtù. Ma non viene neppure punita dalla giustizia narrativa dell’autrice». 
Una nota di merito conclusiva va a Kate Beckinsale, che da giovanissima e candida Emma (miniserie ITV, 1996) si è saputa tramutare in una Lady Susan enigmatica e credibilissima – con un accento British davvero irresistibile. Potete «assaggiare» il fascino suo e dell'intero film già nel trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=8MaSK3POHI0

Questo post è stato pubblicato, con qualche variazione, anche su www.jasit.it