8 ottobre 2015

Elizabeth von Arnim, qualche lettura dopo

In questo blog compaiono diversi post dedicati alla scrittrice di lingua inglese Elizabeth von Arnim: li ho scritti nel corso di tre anni, in occasione delle letture dei suoi romanzi. Nel frattempo, l’interesse nei confronti di questa “femminista dimenticata” (come l’ha definita The Independent) si è diffuso un po’ ovunque, sia sui blog e sulla stampa sia in ambito accademico. Il mese scorso, a Cambridge, si è infatti tenuto un convegno interamente dedicato a lei, che ha esplorato la sua scrittura nel contesto storico tra i due conflitti mondiali e in quello culturale del fenomeno della New Woman e del Modernismo; le relazioni di von Arnim con i grandi nomi letterari della sua epoca; le influenze austeniane e bronteane nelle sue opere; le forme e i temi della sua scrittura. 
Qualche settimana fa sono potuta tornare a Stralsund (nei cui dintorni si svolge Il circolo delle ingrate) e all’isola di Rügen, dove è ambientato Elizabeth a Rügen (trad. it. di M. Pareschi, sempre edita da Bollati Borighieri). Quest’ultimo è, come recita il suo sottotitolo tedesco, un romanzo di viaggio: l’io narrante parte, in compagnia di una cameriera, per una avventurosa esplorazione dell’isola di Rügen, dove può godere di un paesaggio splendido e dove fa incontri piuttosto insidiosi, che la convincono della (talvolta tragica) comicità del genere umano. «What are men to rocks and mountains?» direbbe Jane Austen. E in effetti le rocce e i prati dell’isola sono di una bellezza così impressionante che persino il pittore Friedrich se ne innamorò, scegliendoli come soggetto di alcuni suoi dipinti. 
1) Cartolina della Berlino del primo Novecento; 2) Hotel Fürstenhof a Sassnitz, Isola di Rügen
3) Piazza del Rathaus di Stralsund; 4) Veduta di Rügen da Stralsund
©IpsaLegitPictures 2015

Dopo aver letto, dunque, tante delle storie generate dalla penna di von Arnim ritorno a parlare di lei, della “donna” che fu, e che traspare inequivocabilmente tra le sue pagine e dai contorni dei suoi personaggi. Elizabeth von Arnim nacque nel 1866 in Australia, con il nome Mary Annette Beauchamp (era la cugina di Kathleen Beauchamp, conosciuta al grande pubblico come Katherine Mansfield); crebbe però in Inghilterra, dove il padre fu un ricco commerciante. Nel 1891, durante una vacanza in Italia, Mary incontrò il Conte prussiano Henning August von Arnim-Schlagenthin, che divenne presto suo marito. La coppia visse per un periodo a Berlino, poi si trasferì in Pomerania, nella Germania settentrionale, ed ebbe cinque figli (uno dei loro tutori fu niente meno che Edward Morgan Forster). Presto però il loro legame si deteriorò, a causa del carattere iracondo del Conte (Elizabeth lo definisce nelle sue opere The Man of Wrath, “L’uomo della collera”), che poi si ritrovò persino in carcere per frode. 
Fu in quel periodo, con lo scopo di guadagnare denaro, che iniziò l’attività letteraria di Elizabeth: il suo primo romanzo, in forma diaristica, ampiamente autobiografico e satirico, è Elizabeth and Her German Garden (Il giardino di Elizabeth, 1898), che con le sue 21 edizioni fu un vero e proprio bestseller (ragion per cui ha fatto la sua comparsa in una delle prime puntate di Downton Abbey – cosa che, a quanto pare, ha risvegliato la riscoperta delle opere della scrittrice). Seguirono The Solitary Summer (Un’estate da sola, 1899), The Benefactress (Il circolo delle ingrate, 1902), The Adventures of Elizabeth in Rügen (Elizabeth a Rügen, 1904), Princess Priscilla’s Fortnight (Una principessa in fuga, 1905), Fräulein Schmidt and Mr Anstruther (Una donna indipendente, 1907). 


Elizabeth rimase vedova nel 1910; per tre anni ebbe una relazione con H. G. Wells, e nel 1916 contrasse matrimonio con John Francis Stanley Russell, fratello maggiore del celebre filosofo, cambiando il proprio nome in Contessa Russell. Nemmeno questa esperienza coniugale fu fortunata, e la coppia si separò nel 1919. Agli anni fra le due guerre risalgono In the Mountains (Uno chalet tutto per me, 1920), ambientato sulle Alpi Svizzere, Vera (1921, considerato il suo capolavoro, e paragonato a Rebecca di Daphne du Maurier), The Enchanted April (Un incantevole aprile, 1922), con il suo lussureggiante setting ligure, Expiation (Colpa d’amore, 1929), The Jasmine Farm (La fattoria dei gelsomini, 1934). Allo scoppio della seconda guerra mondiale Elizabeth si trasferì negli Stati Uniti. Morì a Charleston nel 1941, dopo aver pubblicato ben 21 libri.
Dietro il riflesso di una vetrina di
Stralsund, l'edizione tedesca di
The Benefactress
I sentieri principali che von Arnim percorre all’interno dei suoi romanzi sono la celebrazione del paesaggio naturale, nella maggior parte dei casi rappresentato da fiori, piante e giardini, e il conflitto tra un’identità femminile esuberante e le costrizioni della stantia società borghese. Il continuo ricorrere alla descrizione della vegetazione, talvolta così opulenta da tradire la dirompenza dell’immaginazione dell’autrice, è un evidente medium di espressione della personalità della New Woman del primo Novecento. I colori dei fiori (Il giardino di Elizabeth), le piante intrise di rugiada (Un incantevole aprile), le campagne piene di sole (Un’estate da sola), le porte e le finestre aperte di una casa (Colpa d’amore), il mare solitario (Elizabeth a Rügen) sono simboli della libertà a cui aspiravano queste “nuove donne”, stanche di tutte le forme del giogo patriarcale e finalmente consapevoli della loro possibilità di affermazione nel mondo, e della loro capacità di scegliere la solitudine.