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Il margine della brughiera, i campi, Whitby, l'Abbazia e il mare.
Foto di Mara Barbuni, 2014 |
Il mio viaggio nello Yorkshire è stato anche ispirato dalla ricerca dei luoghi in cui si sono svolte le vicende del romanzo di Elizabeth Gaskell
Gli innamorati di Sylvia. L’arrivo a Whitby è stato per questo un momento molto emozionante, perché già dalla strada che attraversava la brughiera è stato possibile cogliere lo sfavillio del mare lontano, e il profilo solenne dell’Abbazia. “
Il territorio intorno era per miglia e miglia costituito da brughiera; oltre la superficie del mare torreggiavano le balze purpuree, incoronate alla loro sommità da prati che con lingue verdi scendevano giù verso le pendici della scogliera.” “[Un tempo]
su quelle scogliere si ergeva un poderoso monastero, che dominava dall’alto il vasto oceano sfumato nel cielo lontano.”
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Quando Elizabeth Gaskell soggiornò
al No. 1 di Abbey Terrace, la padrona
di casa si chiamava Mrs. Rose (lo
stesso cognome di Hester). |
La passeggiata è iniziata proprio da Abbey Terrace, dove una
blue plaque al civico numero 1 ricorda il soggiorno di Elizabeth Gaskell nel periodo che l’autrice trascorse a Whitby per svolgere le sue ricerche sulla storia della città (e in particolare sui conflitti tra la popolazione e le bande di arruolamento) e sulla caccia alle balene.
Scendendo dalla collina ci si ritrova sul ponte che collega la “città nuova” con la “città vecchia” (come nel romanzo): la parte antica di Whitby è una meraviglia di stradine srotolate tra la stretta di botteghe pittoresche – tra cui quelle del celebre
giaietto di Whitby, pietra nera tanto diffusa in età vittoriana – che convergono nella Market Place. È facile immaginare qui le donne di Monkshaven intente a vendere il burro e le uova, come avviene all’inizio del racconto di Gaskell, e la quotidianità della vita coniugale di Sylvia, così obbediente alle convenzioni della neonata classe borghese.
Tra i luoghi più suggestivi della città c’è però senza dubbio la scalinata dei 199 gradini, che conduce non solo all’Abbazia, ma anche alla chiesa e al cimitero di St. Mary; nel capitolo VI, dedicato al funerale del marinaio Darley, Gaskell racconta: “
Molti […] anziani uscirono per tempo […] per inerpicarsi sulla lunga fuga di gradini di pietra – consumata dai passi di tante generazioni – che portava alla chiesa parrocchiale, collocata su un’altura sopra la città in un ampio spazio verde in cima alla scogliera, che era l’angolo dove il fiume incontrava il mare, e in questo modo si affacciava sia sulla città affollata […] da una parte, sia sul mare vasto, sconfinato e tranquillo dall’altra – simboli della vita e dell’eternità.” Ed è in questa occasione, e in questo cimitero, che Sylvia e Charley Kinraid si incontrano per la prima volta.
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Questa lapide solitaria dietro la chiesa di St. Mary mi ha
ricordato quella del marinaio Darley. |
I due giorni successivi sono continuati con una passeggiata a Scarborough (dov’è sepolta Anne Brontë, che venne qui per cercare rimedio alla sua malattia, ma che vi morì pochi giorni dopo l’arrivo), l’erta camminata giù e su per il pittoresco villaggio di Robin’s Hood Bay (“
Philip proseguì: ‘Io e Sylvia abbiamo programmato di andare per la nostra passeggiata matrimoniale a Robin Hood’s Bay’”), e un’incredibile rincorsa al treno a vapore della North Yorkshire Moor Railway, che abbiamo poi visto passare con possenti sbuffi e aspri cigolii per Goathland (la stazione di Hogmeads nei film di Harry Potter) e Pickering, stupenda stazioncina in stile Anni Trenta.
È seguita la visita “a casa” delle sorelle Brontë, nel Parsonage Museum che domina il villaggio di Haworth.
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Haworth, Bronte Parsonage Museum. Foto di Mara Barbuni, 2014
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Il rettorato di Mr. Brontë è un edificio a due piani: si possono visitare lo studio, il salotto dove le figlie scrivevano, e le camere da letto: purtroppo la vista della brughiera, di cui gli abitanti potevano godere dalle finestre al piano di sopra, è oggi impedita, perché ostacolata dall'edificio che ospita gli uffici amministrativi del Parsonage Museum. In generale, sebbene la casa sia molto bella e l'esposizione della raccolta di oggetti appartenenti alla scrittrici molto interessante, direi che il luogo non è conservato come mi aspettavo e come si dovrebbe. A mio parere sarebbe necessario far entrare i visitatori a piccoli gruppi contati, e non tutti insieme, e richiedere di mantenere un po' di silenzio. È stato molto bizzarro sentire tanta confusione nelle stanze di donne che trascorsero la loro esistenza nella morsa di una quiete talvolta spettrale; e di certo si può affermare che, se non fosse stato per quel terribile silenzio, interrotto solo dallo stormire degli alberi o dalle raffiche di vento, un capolavoro come
Cime tempestose non sarebbe mai venuto alla luce.