8 luglio 2014

Mr. Penumbra's 24-hour Bookstore

Foto di Mara Barbuni (2014)
Dopo tanto tempo ho comprato un libro di carta. Ed è stato curioso scoprire che la storia narrata trattava proprio del rapporto tra volumi del passato e prodotti stampati del presente, e del delicato passaggio da "odore di libri" a scanner digitale ed ebook. 
Ma partiamo dall'inizio. Il romanzo di Robin Sloan Mr. Penumbra's 24-hour Bookstore, tradotto in italiano per Corbaccio con il titolo Il segreto della libreria sempre aperta (perché se non ci si mette un segreto, in questi titoli...!) è la storia di un designer di belle promesse, ormai disoccupato, che trova un impiego notturno in una libreria aperta ventiquattr'ore su ventiquattro. L'idea iniziale è certo accattivante, e tutta la prima metà della narrazione esaudisce bene le attese del lettore bibliofilo che non vede l'ora di affondare in storie che parlano di libri. Il "bookstore" è misterioso e attraente; il buio delle ore di turno del protagonista aggiunge suggestione al contesto; i personaggi che si alternano davanti al bancone del negozio sono sufficientemente strambi da solleticare la nostra curiosità, e il divieto imposto al libraio di consultare i volumi aggiunge enfasi al ritmo del racconto. Anche il continuo spostamento - spaziale e filosofico - tra la libreria e il mondo incantato di Google (proprio la sede della compagnia, dove alla mensa dei dipendenti si consumano addirittura cibi ipervitaminizzati - e non credo questa sia finzione...) è interessante, e ha un po' l'effetto di rappresentare la dimensione binaria e ormai ineludibile nella quale stiamo vivendo: tra tradizione e avanguardia, classicità e futurismo, carta e digitale, conoscenza mnemonica e consultazione web. Fin qui tutto bene.
E poi, a un certo punto, il meccanismo si è inceppato, e poco dopo la metà del libro ho cominciato ad annoiarmi. Sarà stato l'abbandono della libreria di San Francisco a favore di un oscuro sotterraneo di New York, sarà stata la scelta di affiancare all'io narrante, nel corso della sua quest, altri personaggi, o il riferimento a tonache nere che hanno evocato un mondo harrypottiano (harrypottesco?), sarà stata l'invenzione di un enigma ben presentato, che poi si è risolto quasi con una morale, invece che un colpo di teatro? 
Insomma, l'entusiasmo è scemato e, lo ammetto, ho iniziato a leggere una frase per pagina. Peccato che tra un salto e l'altro la storia non dava l'impressione di procedere granché. Il finale, che ho voluto leggere interamente, mi è apparso scialbo e il dénouement poco convincente.
Che peccato! Qualcuno di voi ha letto il libro e ha voglia di lasciarmi la sua opinione?