24 ottobre 2013

Hallowe'en Party

Qui a Berlino le decorazioni per Halloween abbondano, e i tramonti degli ultimi giorni, riflessi sulle foglie color ruggine, oro e arancione dei parchi e dei boschi di questa città non fanno che allietare l'atmosfera. Camminare nel cuore del Tiergarten o lungo la passeggiata che parte dalla stazione di Bellevue e raggiunge l'omonimo castello lungo la Sprea fiancheggiata dagli alberi e dai lampioni è un'immersione nel colore: la luce s'infiltra tra le fronde facendole brillare, gli aliti di vento scuotono piano i rami e lasciano scendere a terra cascate di foglie dai colori roventi, che si ammassano sulle loro compagne già cadute. 
Berlino, Bellevue. Foto di Mara Barbuni (2013)
In occasione della vicina vigilia di Ognissanti e della mia riscoperta del mondo di Agatha Christie ho letto Hallowe'en Party (in italiano: Poirot e la strage degli innocenti), che oltre ad essere un ottimo romanzo del mistero è un omaggio alla vegetazione autunnale. Protagonista geografico della storia è uno splendido giardino, un luogo che secondo la definizione dello stesso detective è talmente pieno di bellezza da apparire pericoloso. "Adesso era autunno e anche all'autunno si era provveduto regalando al giardino il rosso e l'oro degli aceri, tra i quali si snodava un sentiero che conduceva intorno ad altre delizie. C'erano dei cespugli di ginestra in fiore... o forse d'erica. [...] Poirot guardò un arbusto di uno speciale rosso dorato che incorniciava qualcosa. E per non un attimo non capì se ciò che vedeva esisteva realmente oppure era un semplice gioco di luci, ombre, foglie. [...] Quello dove si trovava non era un giardino inglese. Aveva un'atmosfera speciale, [...] fatta di magia, d'incanto, di bellezza, una bellezza insieme schiva e selvaggia. Chi avesse scelto quel giardino come scena teatrale vi avrebbe trovato ninfe e fauni, armonia classica e paura. Sì, in quel giardino c'era la paura."
La bellezza e la paura sono i due leitmotiv di questo romanzo. Uno dei protagonisti è un uomo di una bellezza sorprendente, innamorato di se stesso tanto che Poirot lo chiama "Narciso"; e la paura è un filo rosso che scorre tremante dall'inizio alla fine della vicenda, tirato e fatto vibrare da frequentissimi richiami alla follia, ai manicomi, agli psicopatici che appaiono persone normali e pacifiche e poi passano il tempo a commettere omicidi. L'aspetto particolarmente inquietante di questa storia è la presenza dei bambini e degli adolescenti, di cui gli adulti parlano con accenti terrificanti: la prima vittima è una ragazzina accusata da tutti di essere una bugiarda, la seconda un bambino definito sgradevole, "spione" e colpevole di ricatto; Poirot e i suoi interlocutori parlano di creature di sette-otto anni che si macchiano di un assassinio....
Il libro fu scritto nel 1969, molto più in là dunque della Golden Age degli anni Trenta, e forse anche per questo è più spaventoso, perché più vicino al nostro modo di vivere, e non più addolcito, nella nostra mente, da quelle confortanti visioni di gonne a sbuffo, bustini, giacchine di lana e auto d'epoca. Tra le righe si trovano persino parole come "computer" e "LSD"... e il messaggio finale, con questa insistenza a proposito della depravazione giovanile, ci lascia con l'amaro in bocca, nonostante l'esperienza di una lettura, come al solito, perfetta.
Il film che dal libro è stato tratto ("Agatha Christie's Poirot", serie 12, ep. 2) mi è parso meno oscuro, sia per l'ambientazione decisamente precedente all'epoca della pubblicazione che per la splendente magnificenza del giardino, sia per la rappresentazione di bambini molto più rassicuranti che per l'indulgenza sui più familiari simboli di Halloween: le zucche, la strega, la "storia del terrore" raccontata da Poirot davanti al camino acceso. Un'ottima oretta e mezza da trascorrere, mercoledì prossimo, con una cioccolata calda fra le mani e una ghignante Jack o' Lantern accesa appoggiata sul balcone, a sfidare il buio.