19 settembre 2011

Dedicato a Jane Austen

Jane Austen ritratta dalla sorella Cassandra

Ho deciso di dedicare i miei prossimi post alla scrittrice che più di ogni altro autore mi ha colmato il cuore di delizia. Jane Austen, la responsabile della mia educazione sentimentale, non è solo una mente sopraffina, una penna magistrale, un'inarrivabile narratrice e una squisita ritrattista della sua epoca e del genere umano; Jane Austen è un movimento, un ideale, un modo d'essere e un modello cui aspirare, la più perfetta rappresentazione della donna, il più alto capolavoro di letteratura d'ingegno, di costume e d'emozione delle cui opere possiamo pregiarci. 
Solo raramente ho finora citato in questo diario online il nome e l'opera di Jane Austen: questa scelta è stata dovuta al fatto che per lei un post breve, incisivo e dalla netta inclinazione tematica come sono quelli di questo blog sarebbe stato troppo poco. E infatti ho menzionato qui solo superficialmente anche Henry James, e (anzi, credo mai) Shakespeare, perché sono autori che meritano un'attenzione prolungata e intensa, non solo per la loro evidente genialità ma anche per l'incommensurabile portata vitale che hanno saputo trasmettere a decine di generazioni di avidi lettori. Sono penne che ci hanno aiutato a crescere e ci hanno resi ciò che siamo; sono autori di parole alle quali non facciamo che ritornare, perché ci regalano conforto, chiarimento, perdono, indulgenza, stupore, pura bellezza. 
Lo spunto per aprire questa discussione su Jane Austen mi viene da due blog a cui mi sono recentemente iscritta, il primo italiano, Un tè con Jane Austen, il secondo americano, The Republic of Pemberley. Sono entrambi siti contraddistinti da una eccezionale cura, ricchissimi di stimoli intellettuali, attente descrizioni e interessanti rimandi e associazioni. Il blog italiano, in particolare, è molto ben studiato anche dal punto di vista grafico. Grazie a questi due esperimenti socioletterari (dal 3 ottobre parte, su Pemberley, un gruppo di lettura online di Persuasion), per la prima volta sento che i libri possono determinare un senso di appartenenza, anziché di isolamento; e che la passione per un'anima perduta nel tempo, che però resta in vita grazie alle parole, può accomunare spiriti affini fino a suscitare delicate amicizie. 
Anch'io dunque voglio dedicare un po' di questo mio adorato e coccolato spazio alla nostra amata Jane. Scriverò di lei, della sua opera, dei suoi personaggi, delle versioni extraletterarie che sono state evocate dalle sue storie. Senza mai dimenticare che dietro a ciascuna delle sue frasi, aggraziata, solenne, malinconica o gaia che essa sia, si intravvede come attraverso un riverbero lo spirito di una donna dalla personalità eccezionale.