Dolce e chiara è la notte e senza vento. Forse il verso più bello di tutta la poesia italiana?
Oggi è la giornata mondiale della poesia decretata dall'Unesco, e non c'è davvero niente di più bello a cui pensare nel primo giorno di primavera.
Nell'ultimo post ho nominato velocemente il Sonetto 55 di Shakespeare, che è un po' un elogio della poesia stessa, della sua forza, della non-fisicità che la rende più longeva dei monumenti di pietra, e più calda dell'amore stesso, perché è l'abbraccio imperituro che lo conserva nel tempo.
Not marble, nor the gilded monuments
Of princes, shall outlive this powerful rhyme;
But you shall shine more bright in these contents
Than unswept stone besmear'd with sluttish time.
[Non il marmo, né i monumenti d’oro vivranno più della potente rima;
ma tu brillerai ancor più in questo coro che pietre private dal tempo in stima.]
La celebrazione dell'arte (poetica) e della sua invincibilità rispetto all'effimeratezza della nostra vita e del nostro sentire è anche il tema di Ode on a Grecian Urn di John Keats:
Bold Lover, never, never canst thou kiss,
Though winning near the goal – yet, do not grieve;
She cannot fade, though thou hast not thy bliss,
For ever wilt thou love, and she be fair!
[Amante audace, non potrai mai baciare
Lei che ti è così vicino; ma non lamentarti
Se la gioia ti sfugge: lei non potrà mai fuggire,
E tu l'amerai per sempre, per sempre così bella.]
Leopardi, Shakespeare, Keats - i poeti che hanno riempito i miei anni di formazione mi tornano tutti in mente oggi, in questa giornata in cui gli alberi di pesco riempiono l'aria già tiepida e i prati e le aiuole sono cosparsi di piccole viole selvatiche. Ma mi tornano in mente anche le solenni odi e i preziosi sonetti di Foscolo, la sublime poesia di John Donne, i luminosi versi di Anna Letitia Barbauld, l'autrice sulla quale ho scritto la mia tesi di dottorato.
Di quando in quando ritorno a leggere il carme Dei Sepolcri del poeta veneziano, e ci sono sezioni che ogni volta evocano atmosfere più intense, come:
Rapìan gli amici una favilla al Sole
a illuminar la sotterranea notte
perché gli occhi dell'uom cercan morendo
il Sole; e tutti l'ultimo sospiro
mandano i petti alla fuggente luce
o altre che in poche sillabe sanno riportare in vita tutto ciò che è stata la classicità:
Il navigante
che veleggiò quel mar sotto l'Eubea,
vedea per l'ampia oscurità scintille
balenar d'elmi e di cozzanti brandi,
fumar le pire igneo vapor, corrusche
d'armi ferree vedea larve guerriere
cercar la pugna; e all'orror de' notturni
silenzi si spandea lungo ne' campi
di falangi un tumulto e un suon di tube
e un incalzar di cavalli accorrenti
scalpitanti su gli elmi a' moribondi,
e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
Amo tutta la poesia che fa riferimento alla luce, e alle forme della luce e ai suoi contrasti. Amo gli idilli lunari di Leopardi e torno spesso a rileggere quel passo dalla Ginestra che recita:
Sovente in queste rive,
che, desolate, a bruno
veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
seggo la notte; e su la mesta landa
in purissimo azzurro
veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
cui di lontan fa specchio
il mare, e tutto di scintille in giro
per lo vòto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
ch'a lor sembrano un punto,
e sono immense, in guisa
che un punto a petto a lor son terra e mare
veracemente; a cui
l'uomo non pur, ma questo
globo ove l'uomo è nulla,
sconosciuto è del tutto; e quando miro
quegli ancor più senz'alcun fin remoti
nodi quasi di stelle,
ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
e non la terra sol, ma tutte in uno,
del numero infinite e della mole,
con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
o sono ignote, o così paion come
essi alla terra, un punto
di luce nebulosa; al pensier mio
che sembri allora, o prole
dell'uomo?
How deep the silence, yet how loud the praise!
But are they silent all? or is there not
A tongue in every star that talks with man,
And wooes him to be wise; nor wooes in vain:
This dead of midnight is the noon of thought,
And wisdom mounts her zenith with the stars.
At this still hour the self-collected soul
Turns inward, and beholds a stranger there
Of high descent, and more than mortal rank;
An embryo GOD; a spark of fire divine,
[…]
What hand unseen
Impels me onward thro' the glowing orbs
Of inhabitable nature; far remote,
To the dread confines of eternal night,
To solitudes of vast unpeopled space,
The desarts of creation, wide and wild;
Where embryo systems and unkindled suns
Sleep in the womb of chaos; fancy droops,
And thought astonish'd stops her bold career.
Ma lasciatemi concludere questo post con il miglior augurio per una felice Giornata Mondiale della Poesia: vi basterà leggere o rileggere qualche verso per festeggiarla come si deve!