17 gennaio 2016

Letture invernali

Da quando è scoccato l'inverno, con i pomeriggi bui e il coricarsi presto, ho letto diversi libri gradevoli, che mi hanno fatto molta compagnia. Non sono capolavori della letteratura, né saggi critici illuminanti, ma rappresentano ciò che la lettura costituisce per una buona parte: conforto, intrattenimento, calore, risveglio dell'ironia che c'è dentro di noi. I libri con cui ho trascorso le ultime settimane sono stati: 

Rosa d'autunno, di Mary Westmacott (Mondadori). Si tratta di uno dei "romanzi rosa" scritti sotto pseudonimo da Agatha Christie. L'ho preso perché interessata alla sua autrice, naturalmente, ma devo dire che nella storia non ho trovato proprio niente di "rosa". E di conseguenza mi è piaciuta tantissimo. Il setting è St. Loo, nella Cornovaglia tanto amata da Agatha, e il racconto, narrato dall'invalido Hugh Norreys, è centrato sulla figura di un tale John Gabriel, un arrivista piuttosto maleducato che tenta la carriera politica e che porterà scompiglio e tragedia nella piccola comunità. 

Indignazione, di Henry James (Fazi Editore). L'ultimo scritto del narratore supremo, per ovvie ragioni - e lo ammise lui stesso - non all'altezza delle sue opere più sfolgoranti. È stato misteriosamente (per me) definito il suo racconto più divertente. Quella che doveva essere la sua struttura iniziale, ovvero un pezzo per il teatro, è evidente, perché i personaggi escono ed entrano in una scena quasi bidimensionale e i loro dialoghi sono fulminanti, e chiaramente il focus della narrazione. I temi di fondo, però, sono quelli tra i più cari al maestro angloamericano: il denaro, con il quale è possibile comprare le cose (come, in questo caso, delle opere d'arte) ma anche le persone, e il latente conflitto tra europei e americani, in nome del contrasto tra la ricchezza e la tradizione.

Snob, di Julian Fellowes (edizione italiana: Neri Pozza). Dal creatore di Downton Abbey un romanzo sottile e fluido, che chiaramente prende spunto dalla vita reale dell'autore, trascorsa sui due binari paralleli del lavoro da attore e dell'appartenenza all'alta società britannica. Benché ambientato negli anni Novanta (post-Thatcher), le manie, i vizi, le idiosincrasie, le assurdità, ma anche le confortanti certezze dell'aristocrazia del mondo edoardiano risultano ancora vive, e terribilmente importanti. Bisogna conoscere un po' la cosiddetta Englishness per non restare a bocca aperta per l'indignazione; ma una volta superati gli ostacoli dei propri principi morali e sociali (come ogni bravo lettore è tenuto a fare in certi casi), il libro è un capolavoro di intrattenimento.

Il passato non dimenticadi Elizabeth Speller (edizione italiana: Ponte alle Grazie). Davvero un bel libro. Elegante e allo stesso tempo crudo nella descrizione della ricerca di una verità scomoda nel primo dopoguerra inglese. Ben scritto, doloroso e intenso, storicamente sincero. 

Mi sono intanto preparata il "bagaglio" di letture per le prossime settimane, tra le quali spiccano Villette di Charlotte Brontë; il tanto pubblicizzato Gli anni della leggerezza di Elizabeth J. Howard (entrambi pubblicati da Fazi Editore, che sta facendo davvero un buon lavoro); March di Geraldine Brooks (Neri Pozza) e l'autobiografia di Agatha Christie (Mondadori).
Vi farò sapere :) 

16 gennaio 2016

Cinque anni di Ipsa Legit

Oggi questo blog, il mio diario di esperienze di lettura, compie cinque anni. Si è riempito di bellissime letture, appunto, ma anche di riflessioni sulla letteratura e sulla narrativa; è stato lo spunto per ricercare notizie sulle donne e sugli uomini che nel corso della Storia ci hanno regalato splendidi libri o versi indimenticabili e per dare voce a punti di vista sul "sacro" lavoro della traduzione. Vi compaiono informazioni su novità editoriali e - gli angolini più amati - quelli che io chiamo i travelogue, ovvero racconti di viaggio ispirati alla letteratura. Ipsa Legit è il laboratorio nel quale si sono formate tante idee di divulgazione letteraria, ma è anche, "tecnicamente" parlando, il luogo della scrittura, intesa come esercizio di composizione e officina di stili. Scrivere qui ha aiutato la velocità nel raccogliere le idee e nello strutturare un discorso compiuto, cercando soprattutto di dare importanza alle "sensazioni" di un testo: i suoi colori, i suoi profumi, il suono delle sue parole. 

Per festeggiare insieme a voi, cari lettori, che di recente siete divenuti numerosissimi e sempre più affezionati, ecco allora il risultato di uno dei miei esperimenti di scrittura creativa in inglese. È un racconto cosiddetto "Jane Austen-inspired", perché prende le mosse da una situazione narrativa rimasta irrisolta in uno dei romanzi canonici austeniani. 

Lo potete scaricare in pdf qui e spero vi piacerà! 
Grazie a tutti voi per la gradevolissima compagnia, fatta di intelligenza e gentilezza, che sempre regalate a Ipsa Legit nel corso del suo cammino.  


6 gennaio 2016

Due pollici d'avorio

Cari lettori, voglio cominciare l’anno nuovo con un post dedicato a uno dei miei progetti letterari più complessi. Non ne ho mai scritto prima in questo blog, ma è passato già un anno da quando questo progetto è venuto alla luce, e mi piace tracciare qui un piccolo bilancio. 
Sto parlando di Due pollici d’avorio – la rivista letteraria quadrimestrale della Jane Austen Society of Italy (JASIT), la prima rivista italiana dedicata alla scrittrice di Steventon – di cui sono direttore. Due pollici è l’aspetto della mia partecipazione a JASIT in cui riverso la massima parte delle mie energie e di cui vado più fiera, perché nasce da un’idea che ho avuto e alimentato prima ancora che l’associazione diventasse una realtà ufficiale, perché ne ho suggerito il nome, perché amo scrivere articoli destinati alle sue pagine e perché mi tiene impegnata praticamente per tutto il corso dell’anno, con momenti più tranquilli e altri più concitati (quelli che corrispondono alle settimane immediatamente precedenti alla pubblicazione di un nuovo Numero). 
Ideare e scrivere i miei pezzi (a volte uno, a volte più di uno, in caso di emergenze; e in più gli Editoriali) è l’aspetto più rinvigorente della produzione della rivista. È qui che posso esprimermi in totale libertà, dando fiato al mio sempre vivo amore per la letteratura e facendo tesoro delle conoscenze e degli strumenti interpretativi che tanti anni di studio specifico (soprattutto quelli della Laurea per le competenze linguistiche e quelli del Dottorato per la teoria della letteratura) mi hanno consentito di raccogliere. 
La fase più articolata, sebbene molto stimolante, della preparazione di una nuova uscita è invece quella del reperimento degli altri articoli che la comporranno. Generalmente noi Soci Fondatori di JASIT scriviamo un pezzo ciascuno, ma, come i nostri lettori sanno bene, Due pollici è fatta anche dalla generosa partecipazione di autori ospiti, che preparano articoli inediti appositamente per noi. Tra loro abbiamo potuto contare finora critici, editori, professori universitari, ricercatori di letteratura e filosofia, insegnanti, collezionisti e conservatori di beni librari e studiosi austeniani anche stranieri. La gestione dei contatti con questi collaboratori è preziosa, richiede molta cura e attenzione e nella maggior parte dei casi riserva grandi gioie (l’apprezzamento che sto riscontrando di recente mi scalda il cuore). A volte ci sono stati anche momenti difficili, perché la mia principale preoccupazione è che Due pollici sia un prodotto sempre aggiornato e di alta qualità, e ho dovuto rifiutare delle proposte di articoli che non corrispondevano alla nostra linea o al nostro stile – ho dovuto in certi casi ricorrere a tutta la diplomazia di cui ero capace per risolvere degli “incidenti”…. 
Il lavoro più impegnativo dal punto di vista della concentrazione si verifica quando ho finalmente a disposizione tutti gli articoli che hanno superato la valutazione e che costituiranno ufficialmente il Numero in preparazione. A questo punto devo omologarli tutti all’aspetto finale che avranno una volta pubblicati: la preparazione della forma del testo deve essere di buona qualità se si desidera che il lettore possa godere dei suoi contenuti, che sono il punto focale. I maggiori interventi sono richiesti dalle note a piè di pagina, che a volte mancano dei riferimenti bibliografici o che hanno bisogno di un riordinamento dal punto di vista grafico (virgole, virgolette, parentesi, ivi, ibidem, numeri di pagina, richiami alle citazioni, eccetera). È una fase meccanica, ma lasciarsi sfuggire un dettaglio è fin troppo facile…. 
Il documento impaginato, con gli articoli pronti e nel loro ordine, i piè di pagina corretti e le note biografiche complete – il nuovo Numero ha ora conquistato la sua vera “anima”, fatta di parole, di fatti, di idee, di infiniti spunti di riflessione – viene spedito a Petra, responsabile della grafica dell’associazione, che usa il testo che ho preparato per creare la versione illustrata della rivista. Dopo questo stadio, con la collaborazione degli altri Soci Fondatori, si parte alla caccia dei refusi, che non mancano mai, e anzi, pare si moltiplichino nottetempo! Quando il file in formato PDF è pronto, viene spedito ai Soci e agli autori ospiti. Un paio di settimane di riposo e poi… è già tempo di pensare all’uscita successiva. 
In questi giorni sto lavorando a un Numero Speciale, il Numero 4, che sarà pubblicato il prossimo 15 febbraio e che si occuperà interamente di Emma, il quarto romanzo di Jane Austen (e il mio preferito), di cui stiamo festeggiando il Bicentenario. È un Numero importante e di alto livello e contiene anche il risultato di un’iniziativa che ho ideato e che mi ha tenuto per un po’ con il fiato sospeso, costringendomi persino ad affrontare certi malumori…. È il concorso di saggistica di JASIT, riservato ai giovani fino ai 30 anni d’età (questo limite è stato per alcuni lettori fonte di malcontento, che spero di aver saputo gestire nel modo giusto). Nella prossima uscita di Due pollici pubblicheremo i tre saggi vincitori, che sono davvero dei buoni contributi e gratificano la mia intenzione di partenza, ovvero quella di dare voce anche ai giovanissimi all’interno di un mondo arduo come quello letterario, nel quale spesso l’essere giovani è un difficile ostacolo all’espressione. 
Mi auguro davvero che Due pollici d’avorio continui a evolversi e che dia a tutti coloro che ne fanno parte (autori e pubblico) sempre maggiori soddisfazioni. Per ampliare il più possibile la visibilità di questo progetto è nata anche l’idea di stampare un volume annuale cartaceo, a disposizione di tutti, anche dei non Soci; sul sito di JASIT (fino al 31 gennaio p.v.) si stanno raccogliendo le prenotazioni per ottenerlo, a fronte di una piccola donazione all’associazione: speriamo di raggiungere il numero sufficiente di domande che ci consenta di procedere alla stampa e di arricchire gli scaffali degli italiani con un nuovo contributo di conoscenza e di passione letteraria.