31 luglio 2014

Viaggio letterario nello Yorkshire. Capitolo primo.

Trovo che “vacanza” e “viaggio” siano due termini dal significato molto diverso. La “vacanza”, come dice la parola stessa, implica uno svuotamento, una fase di liberazione e di sgombero; il “viaggio”, invece, ha il compito di riempire, di arricchire, di colmare le lacune, di nutrire la conoscenza e stimolare le sensazioni. Per questa ragione posso dire di non essere appena tornata dalle vacanze, ma di aver compiuto un viaggio. Ed è stato un viaggio di grande bellezza, perché infarcito (a proposito del “riempire”) di riferimenti letterari: le case dei grandi autori, i panorami contemplati dai loro personaggi, le rappresentazioni di modi di vivere antichi che mi hanno fatta sentire veramente “dentro i libri”. 
Hadrian's Wall. Foto di Mara Barbuni, 2014.
Anche se inteso come un tour dello Yorkshire (Nordest dell’Inghilterra), il viaggio è iniziato a Newcastle (aeroporto di arrivo) per spostarsi subito a visitare il vallo di Adriano, luogo che farebbe tremare le vene dei polsi agli amanti della saga Game of Thrones ma anche a chi, come me, ha letto tanti anni fa la serie Excalibur di Bernard Cromwell – storia dei conflitti tra Britanni, Sassoni e Romani all’epoca di Merlino e Re Artù. I prati intorno al vallo (io ho visto in particolare il tratto corrispondente al Forte di Housesteads) effondono tutta la bellezza dell’Inghilterra: i suoi colori pastello, la dolcezza dei contorni, la regolarità un po’ blanda dei confini di pietra tra un appezzamento e l’altro, mentre la voce della Storia si intona con quella delle querce e dei castagni scossi dal vento. 
Dove Cottage. Foto di Mara Barbuni, 2014.
Il giorno successivo, l’unico piovoso, è stato dedicato a un angolino di Lake District, in Cumbria – forse il più suggestivo: il Dove Cottage dove vissero William e Dorothy Wordsworth. Il biglietto d’ingresso ha compreso la visita al cottage (con guida gratuita) e l’accesso al Wordsworth Museum, dove si possono ammirare vari memorabilia, libri, lettere, dipinti, ma soprattutto si possono ascoltare le letture dei brani più rappresentativi della poesia di William e dei diari di Dorothy. 
Il tour dello Yorkshire è iniziato dal capoluogo della contea, la bellissima York, stretta tra le maglie fitte di stradine anguste ed edifici in pietra. Prima tappa: lo Shambles, una via antichissima ricca di negozi e botteghe, ma soprattutto di insegne molto pittoresche. La visita allo York Castle Museum è interessantissima, un vero tuffo nella storia, grazie alla ricostruzione fedele di una strada vittoriana (con i suoi rumori, i suoi odori, le sue ombre, i saluti dei figuranti che si toccano il cilindro chiamandoti “madam”) e alla mostra temporanea 1914 dedicata all’inizio della prima guerra mondiale e alla vita nel corso del conflitto. 
York Minster e National Railway Museum.
Foto di Mara Barbuni, 2014.
Per chiudere la visita alla città, ingresso nella sontuosa cattedrale, che in quel momento accoglieva decine di reduci dallo sbarco in Normandia (solo guardarli metteva i brividi, con quelle giacche letteralmente strattonate dalle medaglie) e infine due passi  nel mondo delle ferrovie al National Railway Museum. Quest’ultima è stata veramente un’esperienza magica, compiuta tra le locomotive a vapore più celebri della storia d’Inghilterra: da quelle che trasportavano i Reali alle velocissime Mallard (di colore azzurro) e Dutchess of Hamilton (rossa bordeaux). 

8 luglio 2014

Mr. Penumbra's 24-hour Bookstore

Foto di Mara Barbuni (2014)
Dopo tanto tempo ho comprato un libro di carta. Ed è stato curioso scoprire che la storia narrata trattava proprio del rapporto tra volumi del passato e prodotti stampati del presente, e del delicato passaggio da "odore di libri" a scanner digitale ed ebook. 
Ma partiamo dall'inizio. Il romanzo di Robin Sloan Mr. Penumbra's 24-hour Bookstore, tradotto in italiano per Corbaccio con il titolo Il segreto della libreria sempre aperta (perché se non ci si mette un segreto, in questi titoli...!) è la storia di un designer di belle promesse, ormai disoccupato, che trova un impiego notturno in una libreria aperta ventiquattr'ore su ventiquattro. L'idea iniziale è certo accattivante, e tutta la prima metà della narrazione esaudisce bene le attese del lettore bibliofilo che non vede l'ora di affondare in storie che parlano di libri. Il "bookstore" è misterioso e attraente; il buio delle ore di turno del protagonista aggiunge suggestione al contesto; i personaggi che si alternano davanti al bancone del negozio sono sufficientemente strambi da solleticare la nostra curiosità, e il divieto imposto al libraio di consultare i volumi aggiunge enfasi al ritmo del racconto. Anche il continuo spostamento - spaziale e filosofico - tra la libreria e il mondo incantato di Google (proprio la sede della compagnia, dove alla mensa dei dipendenti si consumano addirittura cibi ipervitaminizzati - e non credo questa sia finzione...) è interessante, e ha un po' l'effetto di rappresentare la dimensione binaria e ormai ineludibile nella quale stiamo vivendo: tra tradizione e avanguardia, classicità e futurismo, carta e digitale, conoscenza mnemonica e consultazione web. Fin qui tutto bene.
E poi, a un certo punto, il meccanismo si è inceppato, e poco dopo la metà del libro ho cominciato ad annoiarmi. Sarà stato l'abbandono della libreria di San Francisco a favore di un oscuro sotterraneo di New York, sarà stata la scelta di affiancare all'io narrante, nel corso della sua quest, altri personaggi, o il riferimento a tonache nere che hanno evocato un mondo harrypottiano (harrypottesco?), sarà stata l'invenzione di un enigma ben presentato, che poi si è risolto quasi con una morale, invece che un colpo di teatro? 
Insomma, l'entusiasmo è scemato e, lo ammetto, ho iniziato a leggere una frase per pagina. Peccato che tra un salto e l'altro la storia non dava l'impressione di procedere granché. Il finale, che ho voluto leggere interamente, mi è apparso scialbo e il dénouement poco convincente.
Che peccato! Qualcuno di voi ha letto il libro e ha voglia di lasciarmi la sua opinione?