17 agosto 2017

Un'estate fra i libri

È passata la prima metà d’agosto, e prosegue la mia estate concitata e pienissima di impegni, letterari e non solo. L’autunno e l’inverno porteranno un trasferimento e l’inizio di un nuovo lavoro, ma soprattutto delle nuove pubblicazioni, di cui non vedo l’ora di potervi parlare! Questi caldi mesi estivi sono dunque trascorsi tra i libri che mi sono serviti per lavorare: classici e tanta, tanta saggistica critica. Per la sera e le ore libere, dunque, ho scelto narrativa più leggera, riletture e saggi non letterari.
La mia tradizionale immersione nel giallo ha previsto, di J.C. Masterman, Tragedia a Oxford (Polillo), il classico giallo dell’età d’oro, con una coinvolgente voce narrante e la magnifica ambientazione universitaria; di P.D. James, Un lavoro inadatto a una donna (Mondadori), il primo giallo della serie dedicata all'investigatrice privata Cordelia Gray; di Ian Sansom, Il reverendo, le rose e le stravaganze del professore (TEA), un surreale esempio di picaresco moderno, molto intenso e ben scritto nei primi capitoli, in seguito appesantito dalla sua stessa sofisticatezza; di Andrew Nicoll, La vita segreta e la strana morte della signorina Milne (Sonzogno), ben scritto, soprattutto all’inizio, ma che in seguito si “sfilaccia” un po’, per arrivare a una conclusione piuttosto debole; di Agatha Christie, Giochi di prestigio, Polvere negli occhi e È un problema (Mondadori), uno dei suoi capolavori. 
Per la grande letteratura, Ognuno muore solo di Hans Fallada (Sellerio), spietato racconto degli anni del regime nazista nel suo centro nevralgico, Berlino, in un lucido esame della miseria morale dell’uomo; e di Henry James, Roderick Hudson, il primo, grande “romanzo del Grand Tour” della narrativa jamesiana. Per la saggistica, ho letto invece, di Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza (Laterza), un saggio sul linguaggio della politica italiana contemporanea: idea interessante, ma svolgimento molto, troppo semplice – mi aspettavo qualcosa di più; e l’eccellente C’era una volta la Ddr di Anna Funder (Feltrinelli), che con l’andatura di un romanzo mi ha riportata tra le strade di Berlino, per raccontare l’incredibile tragedia del Muro e della normalizzata e sistematica soppressione della libertà personale nella Germania Est.
Infine, sto rileggendo con grande diletto The Distant Hours di Kate Morton, e mi rendo conto che è il suo libro più maturo (insieme a The Secret Keeper): la riflessione sui meccanismi del tempo, l’osservazione della malattia mentale, e soprattutto questa scrittura sempre sotto controllo, che sa dilungarsi anche senza movimenti della trama, incantandoci per il suo inglese splendido, contraddistinto da un lessico prezioso, e inoltrandosi nelle dinamiche del pensiero dei personaggi, nella psicologia dello spazio domestico e nell’antropomorfismo degli oggetti. «Have you ever wondered what the stretch of time smells like? […] Mould and ammonia, a pinch of lavender and a fair whack of dust, the mass disintegration of very old sheets of paper. And there’s something else, too, something underlying it all, something verging on rotten or stewed but not. […] It’s the past. Thoughts and dreams, hopes and hurts, all brewed together, fermenting slowly in the fusty air, unable ever to dissipate completely».
Ora, però, devo tornare a scrivere… Buona ultima parte d’estate a tutti i lettori!