29 dicembre 2011

Fine d'anno in compagnia dei libri

Sto trascorrendo gli ultimi giorni dell'anno all'insegna dei pensieri dolci. Avremo tante cose di cui preoccuparci alla ripresa del lavoro, meglio concedersi ora un po' di atmosfera delicatamente inglese.... Il fatto di dover preparare degli incontri sull'opera di Jane Austen per il prossimo gennaio aiuta di certo a nutrire l'aria di sapori di tè, del ricordo del profumo delle rose, del frusciare di pagine ingiallite e di sottili lavori di ricamo. 
Foto di Mara Barbuni 
Da mattina a sera vivo in un tempo che non appartiene al presente, ma all'immaginazione e alla storia, e come al solito è un'emozione impareggiabile. Sto leggendo Northanger Abbey, il più lieve dei romanzi di Austen, con tanta delizia e con la sorpresa che contraddistingue quelle letture che ripeti dopo molti anni, che ti accorgi di non aver apprezzato a sufficienza e che per questo ami ancora di più.
Per prepararmi meglio alle mie conferenze, inoltre, sto riprendendo due importanti volumi sull'autrice di Steventon che sono The Cambridge Companion to Jane Austen e Jane Austen. The World of Her Novels dell'espertissima Deirdre Le Faye. Quest'ultimo è un lavoro speciale, ricco di informazioni, di dettagli, di descrizioni e soprattutto di illustrazioni, ed ha la capacità di trascinarti direttamente nel mondo Regency facendoti gustare la morbidezza delle sete e della mussola, la vivacità di un barouche, il frastuono di un ballo, il tenero conforto di una dimora di campagna. E a proposito di illustrazioni, quando proprio non si può resistere a visualizzare le scene del mondo e delle opere di Austen, suggerisco di visitare mollands.net, un vero archivio di piccoli gioielli! 



22 dicembre 2011

Natale in libreria

A Natale le librerie sono la vera casa di Santa Claus. Le sale sono decorate a festa, piene di luci e di canti, e i lettori si aggirano con gioia tra le pile di tesori ammonticchiati qui e là, o riposti ordinatamente sugli scaffali. E' un vero paese dei balocchi, dove le copertine dei libri sembrano scintillare attirandoti verso di loro, e la carta nuova effonde un profumo che alle nostre narici sa di ciocchi, di castagne, di boschi e di neve.
I commessi, poi, anche se esausti e talvolta scontrosi, paiono trasformarsi in un piccolo esercito di folletti, che seri e industriosi trasportano volumi e volumi, e impacchettano, e annodano, e affioccano, e imbustano, e ricominciano daccapo. Cosa c'è di meglio di una libreria nei giorni di Natale, quando finalmente si fa meno attenzione al portafoglio e si ha voglia di esaudire desideri? 
Perché il Natale è un po' il compleanno dei libri, è la loro festa, il momento dell'anno in cui li si celebra e li si coccola di più. E tanta letteratura ha ringraziato per queste attenzioni, e a sua volta si è fatta portatrice e portavoce di quell'atmosfera tutta speciale condita di spezie e di campane, di allegria e di penombra, di caminetti, di vaniglia e di nostalgia. 
Vi regalo allora un breve elenco di libri che ci raccontano il Natale, per passarlo nel migliore dei modi, e in compagnia dei migliori amici che abbiamo. 
Un'illustrazione da A Christmas Carol di Dickens
Agatha Christie, Il Natale di Poirot, L'avventura del dolce di Natale, Una tragedia natalizia
Washington Irving, Il Natale vecchio
Charles Dickens, Canto di Natale, Le campane, Il grillo nel focolare, Il patto col fantasma, La battaglia della vita
Clement Clarke Moore, Era la notte prima di Natale
Truman Capote, Ricordo di Natale
Arthur Conan Doyle, L'avventura del carbonchio azzurro
Anton Checov, Natale
Nikolaj Gogol, La sera prima di Natale
J. R. R. Tolkien, Lettere di Babbo Natale
James Joyce, I morti
Dylan Thomas, Il mio Natale nel Galles
e per la poesia: Christmas at Sea di Robert Louis Stevenson (ascoltate la versione cantata di Sting pubblicata nell'album If On a Winter's Night), e Nativity di John Donne.


18 dicembre 2011

Il Natale di Poirot

È un ottimo periodo, questo, per dedicarsi alla lettura (e quale non lo è?). Il Natale è alle porte, recando con sé deliziose atmosfere di calore e di piccole luci, di canti lontani e di caminetti accesi. È curioso pensare a quante storie di Natale, invece, scelgano di raccontare il lato oscuro dell'essere umano, i suoi silenzi densi di sospetto, le sue meditazioni truci, il suo passato da dimenticare.

Lo sa bene il nostro beneamato Hercule Poirot. In Il Natale di Poirot, che ho appena finito di leggere in onore dei festeggiamenti natalizi, l'investigatore sostiene che le feste sono un momento estremamente propizio per il delitto, poiché riuniscono famiglie divise da antichi rancori risvegliando odii e desideri di vendetta altrimenti sopiti.

Questo romanzo è magistrale nella struttura, avendo come oggetto un omicidio compiuto in una stanza "a porta chiusa", come nella tradizione inaugurata da Poe, ed è perfetto nella delineazione dei personaggi. I quattro figli della vittima, le loro mogli, gli altri ospiti, la servitù di casa, gli agenti di polizia sfilano davanti agli occhi del lettore come creature umane, ciascuna con i suoi segreti. E Poirot, come al solito, muove silenziosamente i fili dell'intreccio, arrivando alla soluzione perfetta. Nonostante il delitto, il Natale torna rassicurante quando il piccolo uomo scioglie il mistero e ci restituisce la normalità del suo impeccabile metodo deduttivo.


11 dicembre 2011

Guerra e pace/2

Violante Placido nei panni di Hélèna Kuragina
Il romanzo di Tolstoij procede, e dopo gli esterni sui campi di battaglia mi ha riportato nelle grandi dimore aristocratiche di Pietroburgo. In questo momento sto conoscendo meglio il personaggio di Pierre, disegnato con i tratti più alti dell'arte letteraria, che lo rendono una figura viva, reale, pensante. I suoi pensieri sono oggi tormentati dalla malia che Hélène Kuragina esercita su di lui, una fascinazione che egli già avverte come il pungolo di un desiderio sbagliato, infido, destinato alla disgrazia. Ma la bellezza di Hélèna è irresistibile, e le astute strategie dei suoi parenti alimentano il fuoco della sua seduzione. Pierre è praticamente, inconsapevolmente, e tragicamente, già perduto. 
Michelle Pfeiffer nei panni
della contessa Olenska
Il passo della cena nel palazzo del principe Vasilij, padre di lei, durante la quale il padrone di casa e tutti i convenuti tessono una tela di ragno invisibile ma indistruttibile ai fini di spingere Pierre alla proposta di matrimonio mi ha ricordato una delle ultime scene de L'età dell'innocenza diretto da Martin Scorsese (tratto dal romanzo di Edith Wharton). Ho rivisto quella terribile cena in onore degli egregi ospiti Van der Luyden nel corso della quale il protagonista, Newland Archer, si ritrova infine a cospetto della propria rovina. D'un tratto, tra una portata e l'altra, nel quieto fiume delle parole più garbate, egli si accorge che tutta la buona società di New York è, seppur muta, a conoscenza del suo amore extraconiugale con la contessa Olenska (che non a caso si chiama Ellen), e che il peso della protezione della tribù nei confronti di sua moglie May sta rischiando di soffocarlo. La scena del film è girata con tale maestria da poter competere con il libro, che pure è a sua volta un capolavoro. Alla fine di quella formidabile cena Archer scoprirà di aver perduto la propria libertà: e anche questo è un passo del film che merita di essere trattato con più attenzione. Potrei parlarne in un prossimo post : )


7 dicembre 2011

Guerra e pace

Ho terminato ora la seconda parte del romanzo di Tolstoij. Sono stati due racconti molto diversi per l'ambientazione: dapprincipio le grandi case aristocratiche dell'intatta Russia zarista, e poi il teatro di guerra, così grande negli intenti e così piccolo nelle miserie.
Ma i due fili della narrazione sono tenuti insieme dal sacro arcolaio delle Parche, e il senso di un destino incontrollabile già incombe sui personaggi, che pure solo da poco sono comparsi sulla scena. Il dramma dell'inesorabilità degli eventi, che è la cifra delle storie degli eroi, è già ben presente negli occhi e nel cuore del principe Andrej Bolkonskij. Egli è tormentato, sia a casa che al fronte, da una malinconia amara, una coscienza del fallimento cui è destinato il genere umano che non gli consente di godere di alcuna gioia. 

Il giovane Nikolaj Rostov è invece il ritratto della disillusione, ed è ai suoi pensieri che viene affidato il raccordo tra la prima e la seconda parte del romanzo: "La nera coltre della notte era appesa ad un braccio sopra il bagliore della brace. [...] Era solo. [...] Guardava i fiocchi di neve che volteggiavano sopra il fuoco e ricordava l'inverno in Russia, la sua casa calda e luminosa, la sua pelliccia soffice, la slitta veloce, il suo corpo sano, e tutto l'amore e le premure della sua famiglia." Leggere queste prime due parti è stato come farsi accompagnare da Tolstoij in un viaggio al di fuori della storia, dove si vede tutto e si soffre di tutto, ma nelle cui vicende non ci è dato di intervenire. Come Dante con Virgilio, o come Scrooge con i suoi fantasmi.