1 marzo 2011

Il mare fra le pagine

Il mare intorno a Tantallon Castle Scotland
Foto di Mara Barbuni (2009)
Sylvia's Lovers è un libro che ti fa sentire il frastuono del mare. Lo senti ringhiare mentre inghiotte la prua delle baleniere, lo ascolti raccontare le storie di marinai perduti, ne intuisci il mugghiare lontano anche quando passeggi sulle ventose colline. Il mare è per Sylvia il luogo della nostalgia, è l'elemento di Charley, dell'amore che il destino le ha sottratto. Nelle onde che si rincorrono e si divorano l'un l'altra ella vede il volto dell'uomo che avrebbe voluto sposare; seduta sulle scogliere, con i capelli sciolti che significano la libertà perduta della giovinezza, Sylvia si lascia amare dal mare e si permette di risentire, anche se solo per poche ore, la wilderness delle proprie passioni. Le donne e il mare sono un motivo ricorrente nella letteratura; e le immagini di una donna, sola, di fronte alla sterminata distesa dell'acqua portano spesso con sé emozioni di struggimento e di aspettativa, a volte disperata. Penelope ne è l'archetipo; ma come la Sylvia di Elizabeth Gaskell, è la Sarah di La donna del tenente francese (John Fowles, 1969) a dettarci il senso dell'attesa, del rimpianto, del dolore che rasenta la selvatichezza e quasi la follia. Il mare di Sarah è quello che ingoia il Cobb di Lyme Regis; la stessa distesa grigia, tempestosa e straziante che Jane Austen racconta in Persuasion; la stessa marea che, complice la volubilità della luna, il vigore del vento e la fragilità delle rocce, scopre alla vista di Mary Anning le meraviglie fossili del bellissimo Strane creature di Tracy Chevalier.