8 novembre 2011

P.D. James a Pemberley

Chatsworth, Derbyshire
Pemberley in Pride and Prejudice 2005
In questi giorni mi sto godendo il nuovo romanzo di P. D. James, Death Comes to Pemberley, e lo sto leggendo con una lentezza per me inusitata; per quanto sia curiosissima di sapere come si concluda la vicenda, non voglio precorrere i tempi e sento già il dispiacere di quando l'avrò finito. In attesa dei commenti finali, destinati al prossimo post, mi piace ascoltare l'intervista rilasciata dall'autrice a presentazione del suo libro; il video è in inglese, e vale la pena di essere visto anche solo per ammirare lo sguardo ancora limpido e arguto dell'anziana scrittrice (ecco il link: http://vimeo.com/31252065). Per facilitare la comprensione da parte di tutti, tuttavia, ho cercato di tradurre i passi salienti della conversazione: 
Lyme Park, Cheshire
Pemberley in Pride and Prejudice 1995
"Jane Austen è prepotentemente la mia scrittrice preferita, e lo è da moltissimi anni; ho cominciato a leggerla nella mia infanzia, e i suoi sono stati i primi libri che io abbia letto. Li rileggo ancora e ancora; credo di rileggerli tutti una volta all'anno, e in parte li conosco a memoria. Penso sia così per tutti i suoi ammiratori; ella vive nella nostra immaginazione. Credo sia perché anche i suoi personaggi vivono dentro di noi che ci sembra di conoscerli così da vicino; siamo sempre tentati di chiedere: 'Cos'è accaduto dopo?'. Tutti i suoi libri finiscono con un buon matrimonio, sono tutte storie romantiche che rispondono ad un modello di base - c'è una giovane donna attraente che vive molte difficoltà, ma le supera e alla fine sposa l'uomo che si è scelta. E immagino che noi ci chiediamo, 'D'accordo, ma poi cos'è successo? Hanno avuto dei figli? E' andato tutto per il verso giusto? Si sono sistemati bene? Cos'è successo?' Per questa ragione in molti hanno effettivamente scritto dei sequel - io non li ho letti, e non ero minimamente tentata di scriverne uno, perché, essendo una scrittrice, la creazione dei miei personaggi per me è molto importante, e non sentivo il bisogno di usare il lavoro degli altri. Ma l'altra mia passione è scrivere gialli, e ho trovato irresistibile l'idea di mettere insieme questi due miei amori: esaminare un matrimonio felice, come sappiamo è stato quello di Darcy ed Elizabeth, e rispondere ad alcune domande che il libro [Orgoglio e pregiudizio] lascia irrisolte - la più importante è lo straordinario cambiamento nel carattere di Darcy nel periodo intercorso tra la sua prima proposta di matrimonio ad Elizabeth e la seconda, andata a buon fine -; e contemporaneamente vedere se ero in grado di costruire un giallo con degli indizi e una soluzione razionale che il lettore potrebbe aver scritto di proprio pugno obbedendo alla deduzione logica (gli indizi compaiono tutti nel libro) e arrivare alla fine ad una soluzione del mistero. Ho voluto che l'ambientazione fosse rurale, un'ambientazione che mostrasse il contrasto tra il mistero da una parte e l'ordine, la pace, la civiltà che Pemberley rappresenta dall'altra. Nel libro Pemberley è il simbolo della civilizzazione raggiunta nella sua epoca; fuori poi ci sono due terreni boschivi, di cui uno è una creazione dell'uomo, il risultato del progetto di un celebre architetto paesaggista; l'altro è invece lo spazio selvaggio, situato a nordovest rispetto alla casa, attraverso cui si trova l'ingresso al quartiere della servitù e il passaggio verso le stalle. Questo territorio rappresenta la tenebra e il mistero, e vi ha luogo una tragedia di cui ora non vi parlerò, ma in conseguenza della quale nessuno osa visitarlo dopo che è sceso il buio. Si presenta dunque questo forte contrasto tra i due spazi, che pure sono così vicini: dalle finestre della casa si vedono, in lontananza, le ombre oscure del bosco."
La passione per i personaggi austeniani, un setting che trasuda magnificenza, l'impoderabile senso del gotico, i presupposti di una tempesta di emozioni. La ricetta perfetta per invitare alla lettura in queste giornate piovose e presto buie.