Buon anno nuovo, lettori di Ipsa Legit! L’ultimo weekend festivo
sta per concludersi e da domani molti di noi dovranno ricominciare a occuparsi
della loro normalità (più o meno strana, date le circostanze). Prima che questo
avvenga, dunque, condivido con voi tre recentissime esperienze di lettura, tra loro
molto diverse e ciononostante tutte molto interessanti.
Inizio con Prima di noi di Giorgio Fontana (Sellerio, 2020):
un romanzo maestoso, che attraversa la storia del Nord Italia, tra Friuli
Venezia Giulia e Lombardia, prendendo le mosse dalla Prima Guerra Mondiale per
concludersi più o meno ai nostri giorni. Cent’anni di sconvolgimenti storici
che investono varie generazioni della famiglia Sartori, tra battaglie, amori,
carriere, dolori, timori, rinascite e ripartenze. Un libro davvero importante,
che richiede di essere conosciuto per dimostrare come anche la letteratura italiana
contemporanea possa raggiungere altissimi livelli di cura della ricerca, di
stile di scrittura e di intensità del racconto, mantenendosi fedele a un
minimalismo narrativo così stringente da poter essere definito, a mio modo di
vedere, semplicemente “puro”. Fontana riesce a definire i suoi personaggi con credibilità,
assegnando loro caratteristiche reali e sincere, che ce li fanno sembrare
quanto mai autentici: i due fratelli Gabriele e Renzo, che sopravvivono alla
seconda guerra; i loro figli, Eloisa, Davide, Libero, che attraversano l’instabilità
politica e sociale dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta; i loro figli
Davide, Letizia, Dario, costretti a fare i conti con il mondo del nuovo
millennio, in cui il conflitto fisico e verbale è diventato psicologico ed
emotivo (e non per questo meno devastante). Questa saga familiare di quasi novecento
pagine scorre via senza che ce ne accorgiamo, ma una volta girata l’ultima
pagina resta difficile da dimenticare: una grande opera di narrativa, che ci illustra
una chiave interpretativa del tempo venuto “prima di noi”, fondamentale per
tentare di capire non solo la contemporaneità storica e sociale, ma anche
quanto la natura degli individui sia plasmata da forze esterne al suo piccolo
mondo familiare, che con queste concorrono – o confliggono – per fare di noi
quello che siamo.
Di tutt’altro tenore e tutt’altra specie, ma comunque piacevole, è
stato Il libraio di Venezia di Giovanni Montanaro (Feltrinelli Marsilio,
2020), che ho inserito anche nella lista del gruppo di lettura scolastico che
ho organizzato per gli studenti del mio liceo. Questo piccolo romanzo è il pensiero
prezioso di un’etica di sostenibilità che si muove dalla consapevolezza dei
pericoli ambientali in cui Venezia versa a causa degli episodi di acqua alta,
sempre più frequenti e sempre più gravi, al senso di necessità del preservare l’economia
locale, rappresentata in questo caso da una libreria che fatica a sopravvivere.
E non manca neppure il richiamo, ispirato agli eventi reali verificatisi in
città durante le tremende giornate di acqua alta eccezionale del novembre 2019,
all’importanza della comunità e della condivisione. Proprio perché il movente
di questo racconto è un avvenimento autentico, di grande impatto sono le pagine
che raccontano la sera e la notte del 12 novembre, quando la fragilissima
Venezia fu inondata da una marea non prevista di 187 centimetri, con
conseguenze tragiche per la sua architettura, per la sua gente, per sua stessa speranza
di futuro.
Infine, proprio ieri sera ho concluso la monumentale biografia di
Alfred Tennyson scritta da John Batchelor e pubblicata nel 2012 da Chatto &
Windus, Tennyson: to strive, to seek, to find (il titolo riporta uno dei
versi più celebri, tratti da “Ulysses”). La vita del Poeta Laureato è percorsa
nel dettaglio, dall’infanzia alla morte, con interessanti apparati critici
circa le opere maggiori e una straordinaria capacità di fotografare il mondo in
cui Lord Tennyson visse e scrisse: il poeta è definito un “romantico fuori dal
Romanticismo” e allo stesso tempo il sublime interprete del Vittorianesimo al
suo culmine. Le sezioni più belle della biografia, infatti, sono quelle che rappresentano,
con tratti quasi caldi e pittorici, le amicizie del poeta ai tempi dell’università
e poi i contatti con la rutilante società culturale della metà dell’Ottocento britannico
– Thackeray, Browning, Ruskin, i Preraffaelliti – fino ai suoi interessi per la
geologia e il suo essere protagonista, come soggetto, della nuova arte della
fotografia. La nostalgia incerta per il medioevo arturiano, la costruzione di
una famiglia centrata sulla figura del maschio artista, la sfiancante rincorsa
della fama, la ricerca della casa perfetta (trovata sull’Isola di Wight), le
corrispondenze emotive con la sovrana: tutti questi aspetti hanno fatto di Lord
Tennyson l’emblema di un’era, e leggere la sua biografia equivale ad assistere
alla vivida rievocazione del mondo ormai sopito della Regina Vittoria.