29 maggio 2017

Come una turista vittoriana

Grindelwald
Ieri, complice un caldo fuori dagli schemi, ho fatto la prima escursione letteraria della stagione e ho seguito la guida tutta speciale di Diccon Bewes (Slow Train to Switzerland, di cui ho scritto qui) per andare alla ricerca delle tracce degli inglesi dell’Ottocento sulle Alpi svizzere. Questo viaggio ha confermato una mia convinzione: l’avvento del movimento artistico-filosofico-letterario chiamato Romanticismo e la nascita del turismo in Europa (Grand Tour e non solo) non sono contemporanei per caso. 
La prima tappa della gita è stata Grindelwald, circondata da montagne straordinarie, come il Wetterhorn e l’Eiger. Scrisse John Ruskin che le vette intorno alla cittadina sembrano affacciarsi dall’orlo di un dirupo per guardare giù, mostrandosi così alla valle in tutta la loro altezza (intorno ai 4000 metri). La valle di Grindelwald, con la sua cornice rocciosa, i prati ondulati e gli innumerevoli chalet circondati dalle mandrie fu una destinazione amatissima e frequentatissima dagli inglesi vittoriani. Queste cime, insieme alla Jungfrau che domina su Interlaken, furono definite dal poeta americano Longfellow «sublimi apostoli della Natura». 
Staubbach Falls, Lauterbrunnen
Il viaggio è proseguito fino a Lauterbrunnen, incastonata in una valle glaciale che sembra il modello per un testo di geografia: strapiombi di roccia, prati verdi abbarbicati sulle cime, un vivace torrente e soprattutto la stupenda cascata che salta per 297 metri e nel precipizio si trasforma in una nuvola di vapore. È la cascata dello Staubbach, di cui Lord Byron scrisse: «Non ho mai visto niente del genere. Sembrava quasi che un arcobaleno fosse sceso a terra per incontrarci, ed era così vicino che ci si poteva entrare dentro […]. È come la coda di un cavallo bianco che fluttua nel vento». Anche Wordsworth rimase incantato dalla bellezza di questa cascata, che definì «nata dal cielo». 
Ultimo passo di questa escursione è stata Interlaken, che Hans Christian Andersen battezzò “la Parigi delle Alpi”. Il fascino della città è dato dal grande prato di Höhenmatte (nel 1863 si decise che non si sarebbe mai potuto costruire su quell’area, bensì la si sarebbe lasciata libera e verde) da cui si gode una vista incomparabile della vetta imbiancata della Jungfrau. Molto suggestivo anche il Grand Hotel Victoria-Jungfrau, che ieri era circondato da opulenti roseti in fiore, e che era solito accogliere i turisti vittoriani che accorrevano in massa per ammirare le montagne della Svizzera. La veranda ammantata di verde è ancora la stessa, e solo a guardarla ci si sente trascinare indietro nel tempo. 

Interlaken
Di altri viaggi letterari in Svizzera ho scritto in: