12 giugno 2020

Verso l'estate

Le lezioni sono finite, anche quest'anno. Un anno scolastico un po' così, anche se gridare alla catastrofe è inutile e insensato. Nelle ultime settimane sono riuscita a finire tre libri, molto diversi l'uno dall'altro: il saggio 1913, l'autobiografia di Michelle Obama e un romanzo consigliato da Waterstones, che lo definisce un "campus mystery", The Truants
Il saggio 1913. L'anno prima della tempesta di Florian Illies (Marsilio) è un funambolico esperimento di viaggio nel tempo, per essere trasportati nella Storia ma anche nella quotidianità dei nomi esagerati che tutti insieme rivoluzionarono la (Mittel)Europa all'immediata vigilia della prima guerra. L'autore ci racconta Vienna, Parigi, Monaco e Berlino nei dodici capitoli segnati dai mesi di quell'anno fatale, rappresentando o semplicemente immaginando, talvolta con note romanzesche e sempre con molto divertimento, incontri epici: Freud e Jung, Picasso e Matisse, Thomas Mann e un tappeto difettoso, Kafka e Felice, Benn e i cadaveri sul suo tavolo, ma anche Francesco Giuseppe, Kandinskij, Tucholsky, Gertrude Stein, Proust e infiniti altri. Si tratta di un saggio davvero coinvolgente, che ci mostra il fascino di un anno e di un'epoca incredibili in un continuo andirivieni di osservazioni dall'alto e da lontano (com'è giusto che sia per un saggio storico) e di sguardo più intimo e ravvicinato, quasi sotto il microscopio, sulla vita "normale" di personaggi straordinari.
L'autobiografia di Michelle Obama, Becoming, mi è piaciuta molto nella sua prima parte, nel racconto dell'infanzia, della vita giovanile e degli anni universitari: è il racconto di una strada non sempre fluida, che però, grazie alla determinazione di due genitori radicalmente ottimisti (nonostante tutto) e a qualche deviazione anche fortuita da un cammino probabilmente già scritto, ha portato Michelle a "diventare" (appunto) quel che è diventata. Ho trovato appassionante il resoconto della campagna elettorale del 2008, che è stata e resterà un miracolo; sempre meno avvincente, invece, la narrazione degli anni da First Lady, che forse avrebbe potuto essere più concentrata sul valore altamente politico di quel ruolo e di quella posizione, e non esclusivamente sui numerosi impegni di mamma lavoratrice e moglie del presidente, sull'enumerazione dei nomi degli assistenti, sulle ripetizioni a volte eccessive, secondo me, del senso di soffocamento dovuto a una vita trascorsa fra le guardie del corpo. In questa seconda parte mi è mancato un po' il gusto della scrittura, e il libro, da raccolta di memorie, è diventato più un report di ricordi (differenza sottile, forse, ma incisiva per un lettore). 
Oggi ho terminato un'altra lettura "a mezza via", che per certi versi mi è piaciuta molto, soprattutto per la qualità della scrittura, per altri mi ha annoiata un po'. Il romanzo è The Truants, opera prima di Kate Weinberg: Jess Walker è una studentessa di letteratura a Cambridge, che attratta dalla fama di una docente si iscrive a un corso su Agatha Christie. Un principio intelligente, questo, che speravo di veder sviluppato molto di più, perché ero incuriosita dalla prospettiva di leggere questa autrice così celebre in ottica accademica. L'idea, invece, è svaporata abbastanza in fretta: la storia si spiralizza intorno alle vicende personali della narratrice (con qualche flashback non completamente utile) e il mistero che tiene in piedi il libro si sfilaccia un po', soprattutto in una sezione di ambientazione italiana eccessivamente stereotipata e non del tutto funzionale alla trama. Appena chiuderò questo post, dovrò scegliere cosa leggere adesso: la decisione spazia tra un saggio di Bill Bryson, un giallo di Carlo Lucarelli, un romanzo storico o il nuovissimo The Jane Austen Society di Natalie Jenner: particolarmente suggestivo in questi giorni, quando la casa museo di Chawton sembra a rischio di chiusura. Un'opportunità in più per ripensare a quanto il patrimonio collettivo sia importante anche per la dimensione privata di ognuno di noi.