22 aprile 2018

Daisy Miller

Dopo un inverno lungo e freddo, in questi ultimi giorni anche qui fra i monti ci immergiamo nella primavera, e io ne sto approfittando per leggere en plein air, e soprattutto per ritornare a uno scrittore che è e resterà forse per sempre il mio più amato – lo scrittore che mi ha svelato la bellezza sconfinata del leggere in inglese, e che ha influenzato, in un modo o nell’altro, un’ampia porzione della mia vita (e di questo blog). 
Lo scrittore è Henry James. Il mio primo incontro con la sua penna risale ai primi anni dell’università, quando scoprii, come una specie di illuminazione, Ritratto di signora. Da allora in avanti non feci che cercarlo e inseguirlo, entrando nelle librerie anche solo per scorrere il suo scaffale, anche solo per desiderare di potermi portare a casa la sua opera completa. Alla fine degli studi magistrali, nel momento della scelta della tesi, era a lui che avrei voluto dedicare la mia ricerca: a lui e in particolare al rapporto tra le sue opere e i luoghi di ambientazione. Non potei perseguire questo progetto a causa di particolari dinamiche di dipartimento (un rimpianto che non mi lascerà mai), e il mio percorso di studi si spostò dunque su Elizabeth Gaskell prima e sulle scrittrici del Romanticismo inglese più avanti. Tante cose sono cambiate da quel tempo, le vicende della vita mi hanno portata lontano dall’accademia e in giro per l’Europa, ma il ricordo di Henry James è stato sempre presente, e dovunque mi sia spostata ho sempre ricercato quella sua bellezza, quei suoi luoghi, appunto, che fanno di lui per me una sorta di oracolo della letteratura e del viaggio. 
Il castello di Chillon (Foto: IpsaLegit2016),
sul lago di Ginevra, che Daisy visita insieme a
Winterbourne. A questo luogo "byroniano"
ho dedicato il post Letteratura sul lago
In questi giorni di sole e aria profumata, dicevo, sono ritornata a James. Ho ripreso in mano Il carteggio Aspern, con i suoi struggenti ritratti veneziani, e ieri pomeriggio ho finito di rileggere Daisy Miller nella mia edizione dei romanzi brevi dei “Meridiani” (Volume I; la trad. it. è di F. Mei). Daisy Miller è un racconto lungo del 1878. I protagonisti sono i classici personaggi jamesiani, due americani espatriati in Europa: Winterbourne e la deliziosa Daisy, di cui l’innocenza e l’inconsapevolezza dei costumi del Vecchio Mondo distruggeranno la reputazione, e non solo. La storia prende le mosse dalla Svizzera, a Vevey, e prosegue a Roma, e sono proprio l’austerità e la “vecchiaia” di questi luoghi a rendersi colpevoli della caduta di Daisy, che è una giovane donna troppo all’avanguardia per l’età in cui vive, che sceglie la propria strada a dispetto delle convenzioni e affidandosi unicamente al desiderio di libertà. Le giovani donne jamesiane soffrono quasi tutte di questa “malattia” intellettuale, così meravigliosa eppure così tragica: ed è molto spesso proprio in nome della loro libertà che vanno incontro alla tragedia. 
I Fori Romani, dove si consuma
la caduta di Daisy. (Foto: IpsaLegit2018)
Uno scritto didattico e di denuncia insieme, Daisy Miller è un testo, come di consueto per l’autore, stilisticamente perfetto, che nelle rappresentazioni dei luoghi – cruciali per le vicissitudini dei protagonisti – trova istanti di una bellezza purissima: «Pochi giorni dopo […] [Winterbourne] incontrò Daisy in quella bella dimora di fiorente desolazione chiamata il palazzo dei Cesari. La precoce primavera romana riempiva l’aria di profumi e di germogli, e la ruvida superficie del Palatino era ricoperta di verde tenero. Daisy passeggiava in cima ad uno di quei grandi mucchi di rovine, arginati da marmi muschiosi e lastricati di iscrizioni monumentali. Gli parve che Roma non fosse mai stata così bella».