Questo libro (titolo italiano, del tutto inspiegabile, Shopping con Jane Austen, Sperling&Kupfer) è stato una
vera sorpresa, perché per quanto molto particolare, racconta una riuscita commistione
tra diario e rievocazione storica. La protagonista/io narrante, Courtney Stone,
è una giovane janeite di Los Angeles
(reduce dalla scoperta del tradimento da parte del suo futuro sposo) che una
mattina si sveglia in un letto di inizio Ottocento, nella dimora inglese di una
famiglia ricca e altolocata e con il nuovo nome di Jane Mansfield. Scartata
l’ipotesi che si tratti di un sogno, Courtney sprofonda lentamente nella sua
nuova identità, scontrandosi con un passato che non ricorda e con un mondo
sorretto da infinite regole di comportamento che lei non conosce, se non per le
sue letture dei libri di Jane Austen.
La storia è scritta bene, ma è soprattutto divertentissima,
poiché mette tutte noi appassionate austeniane (che in fondo al cuore
desideriamo di essere nate nella sua epoca e non nella nostra) di fronte alla
dura realtà della vita quotidiana di duecento anni fa: la mancanza assoluta di
igiene, le tecniche mediche più spaventose e pericolose – la protagonista
subisce un salasso –, i pregiudizi capaci di privare una donna di qualsiasi
tipo di libertà. Eppure, in mezzo a tutto questo ripugnante ritratto del
passato (la descrizione dello stato dei malati immersi nelle “salvifiche” acque
termali di Bath è a dir poco raccapricciante!), fanno capolino le irrefrenabili
sensazioni della quiete, della calma, del silenzio dei ritmi vitali dell’epoca:
“Non ho nel cervello il rumore costante di Internet, dell’iPod, dei segnali
radio che mi riempiono la coscienza di suoni, parole e immagini in ogni momento
di veglia di ogni singolo giorno. Non avevo mai notato questo rumore fino a che
non mi sono resa conto di non sentirlo più.” Bellissimo è in particolare il
momento in cui la narratrice racconta dell’attività del ricamo, una sequenza di
movimenti veloci e impercettibili che riescono ad occupare la mente in
totalità, allontanando le angosce e riportando tanta calma nel cuore.
William Wallace Gilchrist, Girl Sewing. The Party Dress. Collezione privata. Fonte: www.the-athaneum.org |
La passione per Jane Austen è forse il tema principale,
sicuramente il movente del racconto; simpatiche e molto familiari per i janeites sono osservazioni come:
“Mi curerei con Jane Austen, la mia droga numero uno, la mia compagna
costante per ogni momento di sconforto, ogni delusione, ogni crisi. Gli uomini
vanno e vengono, ma Jane Austen era sempre lì. In salute e in malattia, in ricchezza e
povertà, finché morte non ci separi. E così mi accoccolai nel letto con
Elizabeth e Darcy e lessi finché le parole conosciute mi cullarono in calma,
pace e armonia.”
“Nessuno dei miei amici sa che l’ultimo bestseller che mi
hanno regalato per Natale o per il mio compleanno è stato come al solito messo
da parte perché avevo bisogno di tornare per la ventesima volta a Orgoglio e pregiudizio o Ragione e sentimento.”
“Non ci voglio pensare. Non voglio. Leggerò Orgoglio e pregiudizio. Lo aprirò a caso
per avere una guida e un po’ di saggezza. […] E mi conforto all’istante. Se
Lizzy è potuta tornare a casa, e tutto poi è finito bene per lei, allora c’è
speranza anche per me.”
“Non riesco ad immaginare un mondo in cui qualcuno possa
leggere Jane Austen una volta sola.”
Epocale è poi l’incontro con la stessa scrittrice, nel negozio di
una modista londinese….
Ma l’aspetto che mi ha colpito maggiormente di questa
storia, che mi aspettavo decisamente più frivola, non così accurata, né così divertente,
sono le considerazioni che la narratrice fa a proposito dell’esperienza che sta
vivendo. Ella si domanda se stia viaggiando nel tempo, resta scioccata quando
si accorge di avere nella mente i ricordi della sua alter ego ottocentesca, si
chiede se qualcun altro stia vivendo la sua vita americana, si preoccupa costantemente
di come fare a tornare nella “sua” realtà fino a quando non si rende conto che
sta cominciando a parlare, a pensare, a danzare, a sentire come una donna del
diciannovesimo secolo. Straordinario è poi quando le viene raccontato che anche
la “vera” Jane Mansfield era una donna strana, con strane visioni del futuro….
Ma mi fermo qui: rispetto al mio solito, ho già raccontato abbastanza!
Il meccanismo di sostituzione tra Courtney e Jane Mansfield
risulta ovviamente inspiegabile da un punto di vista razionale: la narratrice
lo descrive “come una farfalla le cui ali sono troppo fragili per essere
toccate”. E io ho avuto l’impressione che stesse parlando della forza più
grande, più potente e più confortante di tutte: la forza dell’immaginazione.