16 aprile 2020

Il buon soldato

Un capolavoro che ho letto in uno di questi strani e silenziosi pomeriggi è The Good Soldier. A Tale of Passion di Ford Madox Ford, disponibile in italiano per i tipi di Bompiani.
Il romanzo, che uscì nel 1915 dopo innumerevoli revisioni e che il suo autore considerava il compimento di un'intera carriera letteraria, è definito "impressionista", grazie alle intense e fugaci immagini che lo cospargono e che arrivano al punto di sostituirsi alla potenza del linguaggio. Ford fu amico e collaboratore di Joseph Conrad, con il quale (e con molti altri, tra cui Henry James) inaugurò una nuova stagione del romanzo, trasportandolo dalla vocalità univoca dell'Ottocento alla nuova forma frammentata del Modernismo. Anche The Good Soldier sembra obbedire al principio espresso da Conrad in The Nigger of the Narcissus: "My task which I am trying to achieve is, by the power of the written word, to make you hear, to make you feel — it is, before all, to make you see." ("Il mio compito, a cui sto cercando di adempiere, è, con il potere della parola scritta, farvi sentire, farvi provare sensazioni — è, prima di tutto, farvi vedere"). 
Il romanzo di Ford è la storia di due coppie accomunate dal fatto che uno dei due coniugi soffre apparentemente di una patologia cardiaca; questo costringe i quattro personaggi a trascorrere lunghi mesi in località di cura, ed è in una di queste circostanze che avviene il loro primo incontro, preludio di una pluriennale amicizia. La società intorno a loro è il luminoso, ancorché fragile, piccolo mondo edoardiano, che ancora si crogiola nella sua finta ingenuità prebellica. Il narratore Dowell, che è uno dei quattro protagonisti, ci mostra il rapporto tra le due coppie attraverso una eloquente quanto ingannevole immagine: "La nostra intimità era come un minuetto, semplicemente perché in ogni possibile occasione e in ogni possibile circostanza sapevamo dove andare, dove sederci, quale tavolo avremmo scelto [...]. No, perdio, è falso! Non era un minuetto, quello che misuravamo; era una prigione — una prigione piena di gente isterica che urlava, tenuta legata affinché le loro urla non si udissero al di sopra del rotolio delle ruote della nostra carrozza finché andavamo lungo i viali ombrosi" (trad. it. di M. Materassi). La delicatezza e la perfezione del minuetto si infrangono quasi subito e la storia che sembrava cominciata all'insegna dell'eleganza e della sobrietà morale si trasforma in un attimo in un inferno. 
Il flusso del racconto si ingarbuglia. Dowell ci confida, confida a noi lettori, di immaginare di narrarci la sua storia seduti davanti al camino, in una notte quieta. Ci chiede di perdonarlo se non sarà in grado di obbedire a un progresso naturale degli eventi: tutte le regole della logica, in effetti, vengono violate e la cronologia non si rivela come una linea diritta, bensì come un filo che si avvolge costantemente su sé stesso, allungandosi, srotolandosi, tornando indietro e impigliandosi, una pagina dopo l'altra, a un punto di vista differente. Ford, lo scrittore modernista, sfugge ai principi della narrazione ottocentesca; per lui e per la sua voce narrante una storia non può essere presentata al suo lettore già confezionata, ma si evolve e di alimenta mentre procede, indipendentemente da qualsiasi struttura pregressa. 
L'uditore seduto davanti al camino e noi lettori restiamo sbalorditi: mentre il narratore dimentica nomi, fatti e riferimenti, per richiamarli alla memoria in momenti imprevisti, noi cominciamo a non fidarci più di lui, a dubitare della sua lucidità e persino della sua verità. 
Ma che cos'è, dunque, la Verità, se non quella di chi racconta? La Verità è la nostra: è la verità di quell'uditore seduto accanto al fuoco ed è la verità di noi che leggiamo. Non una, non due: le verità sono plurime. La letteratura modernista non ci lascia riposare nel rifugio avvolgente di un migliaio di pagine vittoriane: ci chiama in causa, ci tormenta, ci fa dubitare; ci chiede di partecipare, con la nostra interpretazione, a ciò che viene narrato, e senza il nostro sforzo di comprensione il libro che stiamo leggendo perde addirittura di senso. Così Il buon soldato, che è la storia tremenda di un uomo che racconta di essere stato tradito (ma sarà poi vero?), ci trascina a ogni pagina, a ogni capoverso, a ogni virata di senso, verso il suo abisso.