25 giugno 2019

Letture nel vagone di un treno

In questi giorni mi sto spostando molto in treno, per raggiungere la scuola a cui sono stata assegnata come commissaria esterna per gli Esami di Stato. Come al solito, ne approfitto per leggere e il risultato delle ultime scorribande ferroviarie sono stati (per ora) tre romanzi di pubblicazione piuttosto recente: davvero dei piacevoli compagni di viaggio. 
Il primo di questi libri è I segreti del college (2019) di Catherine Lowell, nella traduzione Garzanti dell’originale e più eloquente titolo The Madwoman Upstairs (chiarissimo il riferimento a Jane Eyre e al grande saggio che ha segnato gli esordi della critica letteraria femminista: The Madwoman in the Attic di S. Gilbert e S. Gubar). Se devo essere onesta, non so dire con certezza se mi sia piaciuto del tutto. Alcuni tratti sono macchinosi, altri passaggi peccano di eccessiva ombrosità e con i personaggi non è stato facile entrare in empatia. D’altro canto, emerge la gratificante sensazione che l’autrice abbia alle spalle un intenso percorso di studi letterari – cosa che fa sempre piacere riscontrare in un libro che racconta le “affinità elettive” tra una ragazza del college e le grandi scrittrici del passato. La protagonista è infatti discendente delle sorelle Brontë e nel corso del libro si impegna nella ricerca di una misteriosa eredità lasciatale dal padre, morto in un incendio, e legata all’esperienza biografica e artistica di Anne Brontë. Gli aspetti poco realistici della storia – tutti gli incidenti che capitano a Samantha, le coincidenze, la figura troppo sopra le righe del genitore – sono ampiamente compensati dalla ricchezza di riferimenti alla teoria e alla critica letteraria, che infarciscono sia le sezioni puramente narrative che i dialoghi di questo libro. Se si è appassionati bronteani, poi, questo romanzo è davvero imperdibile.
La mia seconda lettura da treno è stata Aspettando buone notizie (2015) di Kate Atkinson, già autrice di uno dei romanzi che ho più amato negli ultimi anni: Un dio in rovina (di cui ho scritto qui). In questo libro, pubblicato da Marsilio, incontriamo il racconto di una bella amicizia tra due figure femminili a cui la vita non ha risparmiato una consistente dose di dolore. La trama si avvolge intorno all’episodio della scomparsa di una delle due – alto-borghese, apparentemente serena, ma tormentata dal ricordo dell’assassinio della sua famiglia quand’era una bambina – e dalla ricerca spasmodica di lei messa in atto dalla sua giovane collaboratrice domestica – orfana, sorella di un delinquente, ma colta e intraprendente. 
Ho trovato ancora più bello, sempre di Kate Atkinson, Una ragazza riservata (2019, Editrice Nord); qui seguiamo la storia di Juliet, arruolata dall’MI5 nel corso della guerra, che nel 1950 si ritrova a dover affrontare gli orrori e le raggelanti incertezze della vita quotidiana di allora. È questo un libro avvincente (il classico unputdownable, come si dice in inglese) e Juliet è una donna alla quale ci sentiamo immediatamente legati: l’atmosfera da spy-story si allaccia molto bene con la rappresentazione della crisi della verità con cui dovettero fare i conti le migliaia di cittadini inglesi invitati a lavorare per il governo nella fase più buia della storia del loro paese. Di particolare fascino, poi, sono gli episodi ambientati nel luogo di lavoro di Juliet: la sede centrale della BBC, che offrì una felice copertura a tante spie “dalla vita normale” durante gli anni della Guerra Fredda.