26 marzo 2017

L'autobiografia di Lucy Maud Montgomery

La più recente uscita della casa editrice flower-ed – qualche giorno fa – è stata l’autobiografia di Lucy Maud Montgomery, Il sentiero alpino. La storia della mia carriera. Questo volumetto risale al 1917, quando fu pubblicato, in una sequenza di saggi separati, sulla rivista di Toronto Everywoman’s World. È un piacevole cammino, ancorché parziale, nella vita dell’autrice della celeberrima serie di Anna dai capelli rossi, dal quale possiamo dedurre almeno due elementi fondamentali per comprendere la sua scrittura. 
Chi abbia letto, probabilmente nel corso della sua infanzia, le vicende di Anne Shirley o altre opere di Montgomery (come la serie di Emily della Luna Nuova) sa con quanta profondità il paesaggio influisca sulle sue storie. Le descrizioni geografiche della Prince Edward Island, dove la scrittrice crebbe e dove ambientò la maggioranza dei suoi racconti, sono parte integrante delle vicende narrate, e questa autobiografia lo conferma: «Un ambiente differente avrebbe potuto dare al mio dono una differente inclinazione. Non fosse stato per gli anni trascorsi a Cavendish, Anne of Green Gables non sarebbe mai stata scritta». 
Prince Edward Island. Immagine tratta da
wediscovercanada.ca
Il secondo elemento importante che si evince da questo libro è la predisposizione addirittura innata di Montgomery per la scrittura. «Scrivere è sempre stato il mio scopo centrale, attorno al quale si sono concentrati tutti gli sforzi, la speranza e l’ambizione della mia vita» dichiara la scrittrice, che nell’avanzare dei capitoli ci racconta tutti i fallimenti e i rifiuti che fu costretta a incassare da parte degli editori prima di raggiungere il successo. Ci confida delle sue tecniche di costruzione narrativa, della sua esperienza al giornale, dei ritmi sfibranti di un’esistenza divisa tra l’insegnamento e la scrittura. Come per tante autobiografie delle donne del secolo scorso, anche Il sentiero alpino, più che una confessione, è un suggerimento. È un libro che ci fa intuire cosa possa aver significato lottare per affermarsi come autrice ai primi del Novecento, approfondendo con cura la parte dedicata all’infanzia (e come poteva essere altrimenti?) e soprattutto insistendo – cifra tipica della letteratura femminile del passato che guarda a se stessa – sulla presunta e socialmente necessaria modestia di non riconoscersi come una vera scrittrice. 
Edizione Simon&Schuster
L’italiano di questa edizione è bello. Ho posto un paio di domande al traduttore, Riccardo Mainetti (che ha già curato per flower-ed la traduzione di Una ghirlanda per ragazze di Louisa May Alcott): la prima riguarda le difficoltà incontrate nel corso del suo lavoro di versione; Riccardo ha risposto che le sue incertezze maggiori sono state legate a brani interni all’autobiografia che si sono rivelati essere allusioni a titoli di romanzi, come Cabbages and Kings, oppure a espressioni idiomatiche. La seconda riguarda le letture di Lucy Maud Montgomery: Riccardo mi ha confidato di aver letto Anna non da bambino e di aver molto apprezzato, di recente, il romanzo Magic for Marigold
E il mio libro preferito di Lucy M. Montgomery? La serie di Emily; ma le mie letture stanno procedendo, e proprio in questi giorni.