18 novembre 2013

Doris Lessing

Foto di Mara Barbuni
Per me il 2007 è stato l'anno di Doris Lessing. Ho letto diverse cose, ho rincorso libri che non venivano pubblicati da tempo (e che da domani, naturalmente, affolleranno le librerie), e ho conosciuto una scrittura limpida, diretta come una lama. Quello stesso anno lei vinse il Nobel per la letteratura, ed entrò a far parte del ristretto gruppo di donne che possano fregiarsi di questo titolo. Doris Lessing è morta ieri a 94 anni, lasciandoci l'eco di una voce flebile ma piena di voglia di raccontare. Come lei stessa disse: "Sono nata per scrivere, geneticamente. Voglio raccontar storie", ed è proprio la sua grande passione per la narrazione ad avermi attirato verso i suoi romanzi. Nel mondo contemporaneo non è facile incappare in uno scrittore che si senta spinto verso la narrazione. La maggior parte costruisce vignette, figurine, istantanee, la cui caratteristica principale è un andamento sincopato, fatto di frasi smozzicate e di accostamenti semantici che dovrebbero, in teoria, lasciare il lettore senza fiato. 
No, Lessing ha riempito i suoi libri di frasi armoniche ed evocative, e ha dato vita a paesaggi aperti, quasi senza orizzonte, come quelli africani, o a scene domestiche di una veridicità sconvolgente. Le sue atmosfere sono ricche, dense, pregne di movimento, di sensazioni, di dialoghi che rivelano quanto l'anima umana sia capace di precipitare in profondità sconosciute a lei stessa.
Le donne delle sue storie sono creature reali e palpabili, perchè c'è in loro un senso di irresolutezza che le conduce alla ricerca di qualcosa, quasi sempre della libertà. In Il sogno più dolce leggiamo dell'esistenza di una madre che ogni giorno lotta contro la furia autodistruttiva della sua famiglia:
"Frances rimase lì seduta, sola. In tutto il paese le donne si affaccendavano ai fornelli, irrorando di sugo milioni e milioni di tacchini, mentre il Christmas pudding fumava. Nell'aria si spandevano gli aromi sulfurei dei cavolini di Bruxelles. I tacchini erano adagiati sopra enormi distese di patate. Il malumore regnava sovrano, ma lei, Frances, era seduta lì come una regina, sola. Solo chi ha subito la pressione di adolescenti vulcanici, o di persone emotivamente dipendenti che succhiano e si nutrono e chiedono, può comprendere il puro piacere di ritrovarsi liberi, anche soltanto per un'ora." Anche la Alice di La brava terrorista è una donna in lotta, in lotta contro il caos fisico e morale della vita, e nel tentativo di rendere abitabile una casa occupata applica al mondo esterno l'ordine che tutti gli esseri umani inseguono all'interno delle pareti del loro corpo.  
Come spesso accade, sono i racconti a restituire con maggiore immediatezza la grande forza narrativa di Lessing. Sono pagine che sembrano richiamare le sue parenti lontane, Virginia Woolf e Katherine Mansfield, nel puro nitore dell'espressione e nella capacità di accendere sulle scene della finzione la luce della verità. Racconti londinesi (come negli altri casi faccio riferimento alle edizioni Feltrinelli) è una galleria fotografica di donne che a dispetto delle vaste tristezze dell'esistenza sono ancora capaci di ricordare la gioia, di vedere e di creare la bellezza, e di sorridere:
"La primavera cantava tra i platani che riempivano due finestre lungo un'unica parete, mentre sulla parete accanto i vetri mostravano un cielo intensamente azzurro. Gli alberi, carichi di foglie giovani, venivano riflessi nei due specchi rotondi disposti in corrispondenza delle finestre, come oblò sul muro bianco. Di fronte alla parete con il suo quadrato di cielo azzurro aveva appeso un grande paesaggio marino, comprato a un mercato per poche sterline; lì mare blu, cielo blu, spruzzi bianchi, bianche nuvole precipitavano eternamente gli uni sugli altri. [...] In piedi, con la mano capace appoggiata tra i riflessi dei fiori sul tavolino lucido, lei sorrideva, senza preoccuparsi di guardarsi allo specchio poiché sapeva che proprio come lei al momento di incontrare [suo marito] - con ansia ma con sicurezza - avrebbe frugato tra le aride rovine in cerca di ciò che ricordava da una quarto di secolo prima, così lui avrebbe cercato in lei ciò che era stata. E' così che si rincontrano, invecchiati, gli amanti di un tempo, come soffusi da quel sorriso segreto e irreprimibile." (da: Il pozzo)