danidraws.com |
Quand’è Natale non si può evitare di rileggere qualche
brano di Little Women, il capolavoro
di Louisa May Alcott suddiviso in italiano in due libri, Piccole donne e Piccole donne
crescono. Non si può evitare perché la storia inizia a Natale, è piena di
buoni sentimenti, è commovente al punto giusto (specie la seconda parte) e
propone dei modelli femminili di grande bellezza. Josephine, alter ego dell’autrice,
è il personaggio favorito più o meno da tutte le lettrici, perché è irruenta,
testarda, pasticciona e passionale – un vero e proprio prototipo femminista,
almeno fino al momento del suo ritorno da New York. Da adolescente io preferivo
Margaret, per la sua dolcezza, il suo fare pacato, i suoi piccoli sogni. Anche
Amy, spesso sottovalutata, è un personaggio di spessore: forse non raggiunge le
altezze delle altre sorelle da una prospettiva morale, ma è di certo importante
da un punto di vista narrativo. Amy è quasi una figura jamesiana, perché è
colei che abbandona la casa natale per andare alla conquista dell’Europa, e
laggiù (quaggiù, dovrei dire…) cambia la sua vita, si lascia alle spalle il
vestitino rigido della moralità impostale dai suoi genitori e inizia ad
inseguire le ambizioni che ha sempre nutrito, sin da bambina.
Per quanto
rifiuti la proposta di matrimonio del ricchissimo Vaughan, ella finisce per
sposare il “caro Laurie”, che sebbene rappresenti un indissolubile legame con
la famiglia d’origine è pur sempre un partito invidiabile, un uomo che le
garantirà benessere economico illimitato, eleganza, sostanze e un’eccellente
posizione sociale. E poco sembra importare se lui, non troppo tempo prima, sia
stato respinto da Jo: Amy comprende, ed è lei stessa ad ammetterlo, che Laurie
la sta forse chiedendo in moglie per ritrovare un accesso dentro la famiglia
March, ma sembra pronta anche a combattere per ottenere il suo amore e la sua
attenzione esclusivi. Noi lettori ci chiederemo sempre se Laurie abbia davvero
dimenticato la sua Jo, e anche se lei abbia mai rimpianto di averlo sostituito
con quel bizzarro professore tedesco che la inchioderà a far da maestra in un’enorme
scuola per trovatelli, ma di certo non abbiamo dubbi che Amy abbia raggiunto il
suo obiettivo. E personalmente mi sono sempre ritrovata ad ammirarla per la sua
tenacia.
Il film del 1994 diretto da Gillian Anderson, con il cast di tutto rispetto composto da Susan Sarandon (la mamma), Trini Alvarado (Meg), Wynona Ryder (Jo), Kirsten Dunst (Amy bambina) e Claire Danes (Beth), è splendido soprattutto per la parte iniziale dedicata proprio al Natale, per le sue ambientazioni (straordinaria la casa della zia March), tutti i suoi colori e una colonna sonora indimenticabile. Vi lascio ad ascoltare una suite profonda, struggente e molto meditativa (la trovate anche qui), che raccoglie i brani principali in un vero dono di splendida musica e di forte emotività. Ascoltatela la sera della vigilia, mentre le vostre candele accese aspetteranno che arrivi il Natale...